RISATE E MORTE CON… CARNEVALE

Maresa Galli

Resistono: i teatri napoletani, tra dibattiti aperti al pubblico, appelli, confronti con gli amministratori locali, portano avanti, tra mille sacrifici, la programmazione. Il teatro Il Primo ha presentato “La morte di Carnevale”, per la regia di (e con) Rosario Ferro. In scena con l’attore/regista/autore, gli attori dell’Accademia il Primo, la Nuova stabile del teatro comico. Un capolavoro di Viviani, una delle sue opere più rappresentate, Morte di Carnevale è stata cimento di tanti grandi attori. Come non ricordare, tra gli altri, Luisa Conte e Nino Taranto fino agli attuali Dalia Frediani e Patrizio Rispo?

Nata del 1928, la commedia racconta i personaggi della Napoli povera e nobilissima, la sua anima popolare, la sua filosofia di vita, la sua saggezza. Viviani scriveva per il popolo, e i suoi meravigliosi affreschi di vita sono linguaggio universale. Nei suoi personaggi, “’A morte ‘e Carnevale” (titolo originale) offre uno spaccato di mondo: Carnevale, ‘Ntunetta, Rafele, Don Gennaro, o ‘cantante, Nannina, Don Giovanni, l’oste, Sisina, le donne del vicolo, il becchino, o custode d ‘o campusanto e ancora altri che raccontano di antichi mestieri, di vite povere e dignitose, in un canovaccio di vita che si srotola in mille sfumature.

Ben dipinti da Ferro (anche regista) i tipi, dai coprotagonisti e bravi attori che incarnano Pasquale Capozzi (Antonio Caruso), vecchio e grasso usuraio detto Carnevale e la sua compagna ‘Ntunetta (Tina Scatola), un tempo sua cameriera. Anche Rafele (Rosario Ferro), il nipote spiantato di Carnevale, è vittima della sua avarizia e delle sue beffe.

Viviani ha ritagliato, nei tre atti, momenti di grande divertimento, come quello della finta confessione del vecchio usuraio raccolta dal nipote, o quella del carro funebre giunto anzitempo… Magia dei classici, che sembrano senza tempo: il pubblico che affolla il Primo ride di gusto per una storia datata eppure fuori dal tempo, con la sua commedia umana dal risvolto amaro come la vita degli umili di manzoniana memoria. 

Ben diretto il cast, otttima l’interpretazione di Ferro che, mai sul rigo, riesce a far emergere l’anima del pittoresco, variegato universo vivianeo.

Repliche (e risate) fino al 21 novembre.

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