Non poteva capitare in un momento migliore e più simbolico la presentazione al pubblico della maschera funeraria di Napoleone Bonaparte ritrovata a Napoli dopo 50 anni di oblio: cade quest’anno infatti l’anniversario della fine del decennio francese in città, che legò il Regno di Napoli all’Impero di Francia per tutta l’avventura imperiale di Napoleone, insieme al bicentenario di Gioacchino Murat, cui sarà dedicata presto una mostra a Palazzo Reale il 18 maggio. Questa riscoperta storica assume perciò un significato tutto particolare, suscitando quell’entusiasmo misto a curiosità e suggestione che da sempre circondano la figura e il mito dell’Imperatore dei Francesi nei contemporanei.
L’evento è stato promosso dalla testata giornalistica on line Partenope.org, che per prima ne ha dato notizia. “Mi sono reso conto subito – ha dichiarato il direttore della rivista Filiberto Passananti- che si trattava di una delle maschere realizzate dal medico di Napoleone e del suo valore storico e culturale. Recuperandola sotto una montagna di tele, avevo letto la firma Antonmarchi e non mi ci volle molto a convincere Luigi Mazzella a rendere pubblica la scoperta. Il Consolato francese era la sede migliore dove esporre questo prezioso reperto”.
La maschera, un calco in gesso donato dal maestro Ennio Tomai al suo allievo scultore Luigi Mazzella in segno di riconoscenza e amicizia e da quest’ultimo custodito nello storico Atelier di Villa Haas al Vomero, è praticamente identica a quella esposta a Parigi al Musèe de l’Armèe e dovrebbe trattarsi di una delle varie copie – se non proprio dell’originale – eseguite a Sant’Elena dal medico Antommarchi dopo la morte dell’imperatore francese, come dimostra d’altronde la firma sulla base della scultura.
La cosa che colpisce dell’esemplare è l’espressione facciale, lontana anni luce dalle fattezze celebrate nei tanti dipinti di David o scolpite negli austeri volti della statuaria napoleonica cui siamo tutti abituati, e che reca i segni “quasi di una sofferenza interiore, una smorfia di spasmo e dolore, alimentando così quella leggenda nera che vuole l’avvelenamento operato dagli Inglesi” ha spiegato il professore dell’Accademia dei Lincei Luigi Mascigli Migliorini nel corso dell’esposizione dello scorso 5 maggio, data imprescindibile e dal sapore “manzoniano” , presso il Consolato di Francia a Napoli al Palazzo Grenoble. “Effettivamente i tratti affilati della maschera ricordano proprio la prima ritrattistica del giovane Napoleone poco nota ai più ed è impressionante la somiglianza di questo volto con quello della madre Maria Letizia Ramolino, giunto a noi attraverso i ritratti ufficiali” ha aggiunto durante l’incontro il professor Rosario Pinto, storico dell’arte specializzato in iconografia della morte, confermando così l’autenticità di un reperto unico e di straordinaria importanza, che per volontà del suo proprietario, Luigi Mazzella, finirà molto probabilmente in un museo napoletano.
Intervista in francese al console Thimonier https://www.youtube.com/watch?v=LHN-Ol8xcQc
Interviste al prof. Diego Esposito https://www.youtube.com/watch?v=b-QIpE9s9Tw
Intervistain italiano al console Thimonier https://www.youtube.com/watch?v=b-QIpE9s9Tw