Sallustro. “Il Tin, un teatro sempre aperto”

Angela Matassa

Attore, autore, regista, formatore. “Ho cominciato da bambino già a scuola, come tanti”, ricorda Gianni Sallustro, raccontandosi. Oggi, sta cercando di rendere il Teatro Instabile di Napoli, che dirige, un luogo per tutte queste attività.

A cui si aggiunge l’arte, l’esposizione e tanto altro. Vero, Gianni?

“Proprio così. Nella stagione scorsa abbiamo tenuto il teatro aperto quasi per tutto l’anno. Alla programmazione invernale, abbiamo fatto seguire due rassegne estive, “Palcoscenico amore mio”, con gli allievi della nostra Accademia e “Instabile Estate”. Ci stiamo aprendo alle grandi idee. Siamo, è vero, uno spazio off, sia per la sua storia, sia per la conformazione dei luoghi, ma non ci vogliamo caratterizzare in modo assoluto. Abbiamo proposte per tutte le generazioni. Ci piacerebbe diventare quel “teatro modernamente arcaico”, come lo definiva Dario Fo.”

Parlando di spazio off, ricordiamo il suo rapporto con il fondatore del Teatro Instabile Napoli, Michele Del Grosso, del quale ha raccolto l’eredità.

Sallustro.” La cantata dei pastori”, regia Del Grosso.

“Un incontro felice. Fu alla fine degli Anni Novanta. Dopo il primo lavoro con lui su Viviani, non ci siamo più lasciati per vent’anni. Fu proprio Michele a vedere in me il continuatore della sua opera: la sperimentazione, lo zoomorfismo. Gli sarò sempre riconoscente, soprattutto per la lezione di Teatro che mi ha dato. Ero un attore accademico, lui mi ha “sporcato”, insegnandomi a essere “ruvido”. Mi ha aperto canali diversi di creatività. Ho imparato a mettermi sempre in discussione. Come ha sempre fatto lui, che ha aperto le porte ad artisti quali Troisi, Barra, Pino Daniele, Franco Iavarone, La Nuova Compagnia di Canto Popolare”.

Si è esibito in teatro, televisione, cinema. Ha lavorato con Calenda, Fo. Sono per lei allo stesso livello?

“Il primo amore è il teatro certamente. Senza rinnegare assolutamente il lavoro nelle tante fiction o sul set. Ma oggi, con l’architetto Macello Radano abbiamo messo su la Talentum Production e realizzato corti interessanti. “Il peso esatto del vuoto”, “E’ colpa mia”. Continueremo anche in questo campo”.

Lei è appassionato e in continua ricerca. Fino a che punto può arrivare l’ambizione?

“Quel che conta è l’onestà intellettuale. Rimboccarsi le maniche, rinnovarsi, avere rispetto per se stessi e per gli altri, senza mai calpestare nessuno. Avere obiettivi chiari, sapendo che forse la vetta non si raggiungerà, ma va bene lo stesso: è importante tenere i piedi ben piantati a terra”.

Sallustro. “Mater camorra

Un’altra bella iniziativa del TIN è il Premio Talentum. Un riconoscimento, che guarda a tutte le categorie e non solo allo spettacolo. Come nasce?

“L’idea, maturata insieme con Roberta D’Agostino, anche lei presenza importante per me, è quella di premiare le eccellenze della nostra regione. Magari nomi poco conosciuti perché non salgono su un palco, ma che si sono distinti in campo sociale, medico, della comunicazione”.

Mater camorra, che ha fatto discutere tanto. Il lavoro su Caravaggio, che ha aperto un solco nuovo, sono stati grandi successi. Cosa c’è in cantiere?

“Il 15 novembre sarò in scena con Rigillo, Peppe Servillo, Iavarone e l’orchestra diretta da Alessandro De Simone, nel Complesso dei Girolamini per i novant’anni del Maestro Roberto De Simone. Inoltre, con orgoglio, ricordo che Rai Cinema Channel ha acquistatoi diritti del nostro corto “L’eredità” di Raffaele Ceriello”.

 

Categorie

Ultimi articoli

Social links

Notizie Teatrali © All rights reserved

Powered by Fancy Web