Fu confessore di Ferdinando II di Borbone, “novello San Francesco” a sentir Garibaldi, amato dagli intellettuali laici Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Luigi Settembrini e Vittorio Imbriani. Fu autore di oltre 150 opere di carità, che lo hanno portato alla beatificazione.
Il corpo di San Ludovico da Casoria è oggi visibile nella sua forma naturale, come nel giorno della sua morte, avvenuta alle ore 7,15 del 30 marzo 1885 nell’ospizio Marino di Posillipo. La bara di plexiglas si trova nella Basilica di Santa Chiara a Napoli, nella cappella laterale che ospitava prima un piccolo contenitore con i resti del frate.
Un impatto straordinario per l’osservatore, poiché non si tratta di un’imbalsamazione, bensì della ricostruzione intorno alle ossa risistemate in scheletro e poi ricomposto. Nell’urna trasparente che oggi lo accoglie, il santo appare con il saio che lo ricopre alla caviglia, i piedi nudi e un’aria serena.
L’operazione di ricomposizione del corpo è stata eseguita da un’èquipe medica, formata dai periti: professore Michele Papa, ordinario di Anatomia umana normale dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli, dalla professoressa Rosaria Maria Anna Costanzo, ricercatrice di Anatomia patologica e dal dottore Domenico Ronga, primario emerito dell’Istituto Pascale di Napoli.

“Sono nato a Casoria e sono molto devoto al santo. – racconta quest’ultimo – Ho partecipato con grande emozione a quest’operazione alla quale lavoriamo da qualche anno”.
La realizzazione dell’opera è stata accolta con entusiasmo dai cittadini, dal sindaco Pasquale Fuccio e da tutti i parroci di Casoria e accettata con fervore dalle suore francescane Elisabettiane Bige, la cui congregazione fu fondata proprio da Ludovico da Casoria.
Beatificato il 18 aprile 1993, il frate, nato l’11 aprile 1814, fu canonizzato il 23 novembre 2014.
Accanto all’urna, è sistemata la pergamena con il racconto delle fasi della ricomposizione. La sistemazione nella Basilica, è avvenuta il primo novembre scorso, davanti al sacerdote Nunzio D’Elia, delegato da sua Eminenza Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolitano di Napoli, della reverenda Superiora generale delle Suore Elisabbettine Bige, Lissy Thattil, e del padre provinciale dei Frati minori Carlo D’Amodio. Poi l’apertura al pubblico, portando via il lenzuolo che ricopriva l’urna.