San Potito, un’Accademia per le arti e i mestieri

Maresa Galli

La chiesa di San Potito

Dopo quarant’anni riapre al pubblico la Chiesa di San Potito, in via Salvatore Tommasi al Museo a Napoli, che diventerà la sede dell’orchestra giovanile del Teatro San Carlo di Napoli  diretta dal maestro Carlo Morelli, che qui intende costituire un’Accademia di perfezionamento delle arti con un’attenzione particolare al disagio sociale.

Grazie al vulcanico Maestro e alla volontà della Fondazione Teatro di San Carlo, è nato il Coro Giovanile del Teatro di San Carlo di Napoli (i Sancarlini), prima esperienza di tal genere per un teatro lirico. Costruita nel 1615, la chiesa fu realizzata da Piero De Martino. Inizialmente adiacente al Monastero delle Monache Basiliane e poi delle Benedettine, nel 1780 fu restaurata. Nel 1808 con la riforma e soppressione di alcuni monasteri, fu destinata al alloggi della fanteria e a Caserma dei Carabinieri, e poi abbandonata fino a quando Ferdinando di Borbone la donò insieme al cortile alla Confraternita degli Uffiziali dei Banchi. All’interno colpiscono autentici capolavori: la Madonna del Rosario di Luca Giordano (1664); l’Immacolata di Giacinto Diano (1791); il Martirio di San Potito di Niccolò de Simone (1654); Madonna e santi di Andrea Vaccaro. Monumentale la scala di accesso in piperno. È partito a maggio uno spot legato ad una campagna di crowfunding della piattaforma del Banco di Napoli Meridonare, con la partecipazione speciale di don Tonino Palmese e Beppe Barra, per contribuire alla grande operazione di restauro. Oggi, attraverso l’associazione Ad alta voce, il presidente Carlo Morelli realizzerà anche concerti, mostre, workshop, cineforum, visite guidate senza interrompere l’attività di culto. “Oggi realizziamo un sogno restituendo la chiesa alla città – spiega Morelli che ricorda come occorrano 3 milioni di euro per il restauro complessivo della struttura – ma ci riusciremo. – conclude con l’entusiasmo che gli appartiene – A San Potito voglio creare la Prima Accademia Europea dei Mestieri e delle Arti Teatrali, un luogo dove si insegnino le performing arts: danza, musica, canto, ma anche mestieri concreti che nessun altro insegna, come il trucco, l’allestimento di scena, o l’elettricista di scena, il sarto”. Ringrazia la squadra di professionisti al lavoro, il Cardinale Sepe, Monsignor Rodolfo Russo, Padre Parlato, Monsignor Fratellanza, l’Arciconfraternita. “Ringrazio la “ferocia” delle periferie, quelle che vivono il riscatto e che rendono la periferia centro dei discorsi artistici, militarizzando il linguaggio musicale nel mondo”, conclude. Ricorda la grande tradizione di Napoli capitale culturale che deve tornare a riappropriarsi del suo ruolo.

Sancarlini a San Potito

All’inaugurazione, tanti gli interventi per raccontare il progetto al pubblico e ai media: Gennaro Manzo, Laura Valente, delegata al progetto danza, Vincenzo Cimmino, l’assessore regionale alla Formazione Chiara Marciani e l’assessore comunale ai Giovani Alessandra Clemente. Tanti gli amici artisti, in primis Lino Vairetti, accorsi a salutare la bella novità e ad ascoltare il magnifico Coro dei Sancarlini diretto con entusiasmo e amore dal maestro Morelli: da Mamma mia degli Abba a Thriller di Michael Jackson, da La vita è tutta un quiz di Arbore, intercalata da September degli Earth, Wind & Fire a Cacao meravigliao, inframmezzata da brani di Jobim e Gilberto prima dell’inno del Coro, Man in the mirror di Jackson, ricca di ritmo, energia, citazioni. Gran finale con vocalizzi e coro del pubblico su ‘O sole mio e ‘O surdato ‘nnammurato (incrociata con Roxanne e Video killed the radio star). La musica, l’arte scenica, è sudore, impegno, e insieme divertimento, riscatto possibile e contagioso.

 

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