Schiacciato dalla dittatura

Angela Matassa

Peppe Papa e Silvio Laviano in una scena

Tommaso Tuzzoli mette in scena nella sala Assoli del teatro Nuovo di Napoli (fino al 25 novembre), Lettere d’amore a Stalin del madrileno Juan Mayorga, con Sabrina Jorio, Silvio Laviano e Peppe Papa. Un testo “in cui la densità e la ripetizione della parola – commenta il regista – veicola contenuti storici, relazioni e ossessioni”. Tre personaggi: un uomo, una donna e il diavolo per raccontare il disagio e l’esclusione di Michail Bulgakov che, condannato al silenzio dal regime, accusato di essere il rappresentante di un sentimentalismo apertamente reazionario, divenne vittima di una campagna denigratoria orchestrata dall’Associazione Russa degli Scrittori Proletari. Distrutto da questa situazione, decide di scrivere direttamente a Stalin (“che era un suo ammiratore“) affinché gli restituisca la libertà o autorizzi un suo trasferimento all’estero. “E’ una storia d’amore, – dice il regista partenopeo – ma è pure una riflessione sulla necessità dell’artista di essere amato dal potere, una necessità forte quanto quella del potere di essere amato dall’artista. È una fantasia basata sulla terribile esperienza dell’autore di “Il maestro e Margherita, le cui opere furono pubblicate dopo più di vent’anni dalla morte”.

Speranze e ossessioni di un uomo, sostenuto dalla moglie che lo aiuta a scrivere la “lettera perfetta” in cui chiedere l’assunzione presso il Teatro d’Arte di Mosca diretto da Stanislavskij o l’espulsione dalla sua patria. “Questa donna è la summa delle tre mogli che ebbe lo scrittore – spiega Tuzzoli – mentre il protagonista è la proiezione di Bulgakov, ma lo stesso dittatore e a tratti acquisisce l’aspetto di diavolo”. Con una struttura drammaturgica a tre personaggi, il testo ha un andamento inizialmente classico, ma assume, via via, uno sviluppo surreale e ironico fino al finale in cui appare il fantasma di Stalin che solo lo scrittore vede e che rappresenta il mondo delle proprie visioni, nelle quali si chiuderà. E l’incubo avrà inizio: la realtà è ormai annullata e Bulgakov si allontana dal sogno di una nuova vita. Scegliendo una scenografia semplice e una dimensione atemporale, Tuzzoli immagina Bulgakov nella sua piccolissima casa, com’era all’epoca. “Le luci immergono gli attori in tre dimensioni diverse. – chiarisce – La stanza nella quale lo scrittore era costretto a vivere, l’esterno raccontato attraverso corridoi di luci e una zona mentale, prende corpo con tagli di luce fredda. Il tempo è scandito dal ticchettio di un metronomo e attraverso il suono della scrittura. Per questo commento musicale, rendo omaggio a due artisti ostacolati dalla censura sovietica: Vysockij e Arvo Part”.

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