Se Pinocchio non c’è

Angela Matassa

Luca Saccoia
Luca Saccoia

Debutterà il 16 gennaio al teatro San Ferdinando di Napoli lo spettacolo L’anima buona di Lucignolo (nel ventre del pescecane), scritto da Claudio B. Lauri e diretto da Luca Saccoia, con Enzo Attanasio, Mario Zinno (Lucignolo) e i musicisti Carmine Brachi, Francesco Gallo, Renzo Schina, Luca Toller. Nato come studio per il Fringe 2012 dove è risultato vincitore, ha avuto la sua prima rappresentazione al Festival Città Spettacolo di Benevento 2013.

Luca Saccoia interpreta il direttore del circo morente.

Come definisci questo lavoro?

“E’ un’operetta d’arte. C’è la prosa e la musica dal vivo, ma non è tutto cantato perciò non è un musical. L’autore del testo e quello delle musiche, Luca Toller, sono sullo stesso piano. Si è continuamente modificato, ancora adesso sta cambiando, anche se considero questa la versione definitiva”.

Pinocchio è solo un’ombra. Puntare su Lucignolo è come dare spazio al secondo protagonista?

“Questa chiave di lettura è solo un caso. Lavoriamo, piuttosto, sull’assenza. Di Pinocchio e, più in là, di una donna, che non compare mai. In effetti, abbiamo ricreato la storia. Abbiamo immaginato che, scappati dal Paese dei Balocchi, non solo Pinocchio, come ha scritto Collodi, sia stato venduto come ciuchino al direttore del circo dall’omino di burro, ma anche il suo compagno Lucignolo. Da qui nasce l’azione”.

Vi esibite al San Ferdinando una sala tra le più rappresentative a Napoli.

“In realtà, avevo pensato lo spettacolo proprio per questo teatro. Ebbi l’idea molti anni fa e solo dopo l’incontro con Claudio B. Lauri, sono riuscito a renderlo concreto: mi piacevano le sue visioni cinematografiche. Inizialmente doveva essere un monologo a più voci, poi è nato il testo e adesso giungiamo alla chiusura del cerchio. Spero di trovare tanta gente”.

Canto, musica, prosa, studio del corpo sono le arti nelle quali ti sei formato. “Lucignolo”, dunque, ti rappresenta bene.

“E’ così. È un modo di lavorare che mi piace e spero di continuare con questa metodologia, magari con le stesse persone”.

A Benevento lo avete rappresentato all’aperto. Come è cambiata la messa in scena?

“In realtà, quello era un adattamento. Suggestivo ma  didascalico, con un vero tendone da circo, la gabbia con i musicisti, cose che, invece, devono essere solo immaginate”.

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