
La mostra di Vittorio Pescatori non poteva trovare collocazione più adeguata del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Curata da Marco De Gemmis e Michele Iodice, rientra nel ciclo ”Artisti al Mann”. La personale di Pescatori privilegia come soggetto principale Capri, l’ isola del cuore, suo buen retiro dove, da anni, raccoglie pietre, reperti, ciottoli che attirano il suo sguardo indagatore: ”non sono un archeologo – spiega – ma sono curioso dei segni del passato”. Un giorno, dopo anni di ricerche, l’artista milanese punta su quei reperti la macchina fotografica impostata al “macro”che permette immagini molto ravvicinate. Su uno di quei sassi c’è un puntino che, ingrandito al massimo, rivela una “Sirena dai capelli rosa”. Subito fa scorrere l’obiettivo su altri particolari e, come in un film fantastico, precipita nell’Età della Pietra con ”le caverne, le eruzioni dei vulcani, gli amplessi animaleschi…”. E lì Pescatori ci disvela una “Capri non più Capri” che offre allo sguardo una “Colomba di Venere”, disegnata astrattamente su un sasso levigato, oppure una “Grande Madre” scolpita dalle erosioni del tempo, un “ Priapo”, una “Madre nera”. Molto appropriato, quindi, il titolo della mostra: “Stravedere”, a nostro avviso nella doppia accezione di “vedere al di là” e “ vedere con passione”. A questi reperti divenuti straordinari, lo spirito irriverente di Pescatori accosta anche la foto dei “Neocavernicoli” dell’era attuale. Sempre per il piacere di spiazzare giocosamente, nella seconda sezione della mostra troviamo foto di antichi romani togati in “Zatteroni augustei” a confronto con moderne “Infradito gladiatorie”, la statua di Venere del Quisisana, con un cagnolino al guinzaglio di una levigatissima gamba.
Anna Maria Liberatore