Senso di appartenenza

Redazione

Una scena (foto Manuela Giusto)

E’ la lontananza il tema forte di Albania casa mia, il monologo autobiografico scritto e interpretato dal ventiquattrenne Aleksandros Memetaj, per la regia di Giampiero Rappa, in scena al Teatro Elicantropo di Napoli dal 30 marzo al 2 aprile.

Il testo, “divertente e commovente”, dice il regista, è vincitore del Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2016 e del Premio Avanguardie 20 30 (Bologna).

E’ il 25 febbraio 1991, in Albania. Il regime comunista dopo più di 45 anni è ormai collassato. Il malcontento del popolo si esprime con manifestazioni, distruzione dei simboli dittatoriali ed esodi di massa, per primo quello di Brindisi. Tanto più che il focolare della rivolta, a partire da Scutari, divampa in tutta la nazione e raggiunge le città principali: Tirana, Durazzo e Valona. I movimenti politici formatisi (soprattutto diseredati, intellettuali e studenti) cominciano ad agitarsi contro il governo. Le Ambasciate vengono aperte dai rispettivi paesi e inondate di persone richiedenti asilo. Allora il presidente Ramiz Alia concede il diritto di viaggiare fuori dallo stato, riaprendo i confini e aprendo all’economia libera. Migliaia di persone cercano di scappare verso l’Occidente partendo dai porti di Valona e Durazzo con navi, pescherecci e gommoni diretti verso l’Italia. Tra questi c’è anche Alexander Toto, trentenne che scappa da Valona a bordo del peschereccio “Miredita” (Buon giorno) e giunge a Brindisi. In quel peschereccio c’è anche Aleksandros Memetaj, bimbo di 6 mesi. Albania casa mia è la storia di un figlio che crescerà lontano dalla sua terra natia, in Veneto, luogo che non gli darà mai un pieno senso di appartenenza.

Una scena

“Albania casa mia è anche la storia di un padre, dei sacrifici fatti, dei pericoli corsi per evitare di crescere suo figlio nella miseria di uno Stato che non esiste più. – spiega l’autore – E’ la storia del suo grande amore nei confronti della propria terra, di grande patriottismo, di elevazione di alcuni valori che in Italia non esistono più. Quando il popolo piange sangue e si ribella allo Stato, per un gioco controverso dell’animo umano il cuore, pur bagnato di veleno, conserva gli odori, le immagini e i dolci ricordi di una nazione unica, con una storia sofferta e passionale”.

 

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