Sovversività dell’istinto

Angela Matassa

La prima citazione è al Chaplin del grande dittatore che gioca con il mappamondo, poi risuonano echi kafkiani e orwelliani in “Chapeau. I misfatti dell’istinto”, che Gianni De Feo, interprete e regista, mette in scena dal complesso testo di Roberto Russo. I temi sono quelli cari ad entrambi: l’incomunicabilità, il mito, la ribellione.

La logica dei numeri che regola l’opprimente società in cui vive Civis 2barra4 è rifiutata e capovolta dal prigioniero, processato e condannato dal pubblico tribunale. Non solo perché per sua natura combatte contro la gabbia in cui è stato rinchiuso, ma perché affetto dalla Sindrome di Tourette, che gli suggerisce risposte errate ai “calcoli” imposti dal Pm, che ha la voce di Edoardo Siravo.

De Feo si muove sul palcoscenico della Sala Assoli di Napoli, tra pochissimi oggetti, qualche gioco di luci, la musica di Francesco Verdinelli, le suggestioni del kabarett berlinese (canta anche Marlene Dietrich), in un’atmosfera mitteleuropea che fa ritrovare ognuno in quella cella di quattro metri per quattro dalla quale Civis tenta di evadere con la forza del pensiero, delle idee, dei sogni, contro il sistema della matematica, guidato dall’istinto, ”devianza sovversiva”.

E’ una prigionia cosmica, l’impossibilità dell’individuo a sottrarsi al potere, il rischio d’impazzire o di finire i propri giorni in una reale galera.

E lo lascia immaginare, l’intenso, grottesco, sognante Gianni De Feo, l’alveare che limita il cittadino che “modello” proprio non vuole essere. E allora 7×8 fa, assolutamente 65, 65 e 65 ancora. E nemmeno la più semplice delle tabelline: 2×2 ottiene la risposta giusta.

Giocando tra parrucche, pacchi misteriosi, un cubo/mondo e un largo spazio nero (a cura di Roberto Rinaldi), Gianni De Feo offre una bella prova d’attore nei panni che gli sono congeniali, coinvolgendo Fabrizio De Andrè di cui interpreta in modo struggente “Un blasfemo”. (E d’altra parte chi sennò il poeta-cantautore che ha inciso un album ispirato ai Vangeli aprocrifi potevano scegliere?).

Infine, dopo il tentativo di ribellarsi a tutti i costi, costretto a vivere da emarginato tra altri derelitti, interrogato e indagato a più riprese, passando per Orfeo e il suo errore, Zidane e il suo colpo di testa, al Civis 2barra4, l’uomo medio, in panni comuni, non resta che ammettere di essere sano, chiedere scusa per le sue colpe. Ribadendo: “Chapeau all’amore, al sogno, ai fiori, al sangue, alla vita: le risposte giuste alle moltiplicazioni imposte”.

 

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