Ritornano a Napoli per portare alla ribalta un tema scottante, un argomento sul quale lavorano da trent’anni, spingendo sul pedale dell’impegno sociale, uno degli aspetti insiti nell’arte teatrale. Claudio Ascoli e la sua compagnia, I Chille de la Balanza, fondata nella città partenopea più di quarant’anni fa, saranno al Teatro Galleria Toledo (ore 20,30) dal 6 all’8 ottobre e il 9 ad Aversa nell’ex Opg (ore 20,00). Tema: il manicomio, con lo spettacolo “C’era una volta… il manicomio”.
Claudio, che cos’è “C’era una volta… il manicomio”?
“Una passeggiata-affabulazione condotta da me e Sissi Abbondanza. Nato nel 1998, quest’evento è stato assunto dal Consiglio d’Europa e dall’Unesco come esempio di “Passeggiata patrimoniale” e vissuto fino ad oggi da oltre 40.000 spettatori, in 550 repliche. Ogni sera è diversa dalla precedente, tanto è vero che molti spettatori ritornano a distanza di anni. E’ il racconto del decennio ’68-’78 culminato nella legge Basaglia; sulla relazione a prima vista poco evidente, tra vecchi manicomi e attuale società; tra i datati test di salute mentale e gli odierni invalsi”.
Naturalmente ha un senso fortemente politico, come tutti i vostri lavori.
“Sì, perché C’era una volta… raccoglie e rimanda anche l’attualità politica come a mettere in relazione la tragica storia del manicomio con quella dei nostri giorni. Abbiamo allargato lo sguardo sulle tante realtà ex-manicomiali, alcune trasformate in resort turistici, altre ristrutturate cancellandone del tutto la memoria”.
Per questo è nato il progetto itinerante, che vi permette di visitarle?
“L’idea è quella di aprirsi a un confronto con altre realtà ex-manicomiali, spesso accomunate da problemi e difficoltà di coniugare le esigenze della memoria con la necessità di una riqualificazione di spazi e nuove relazioni tra le persone. Nasce da qui l’adesione al progetto della compagnia lombarde Teatro Periferico intitolato “Case matte”: un viaggio attraverso le più grandi e conosciute ex strutture manicomiali italiane per mantenere viva la memoria di quanti vi passarono rinchiusi la loro esistenza e, allo stesso tempo, dar vita ad una conversazione con le città per riconsegnare questi spazi in forme di uso partecipato. Così, in tutte le tappe (Mombello, Quarto Genova, Reggio Emilia, Gorizia, Udine, Trieste, L’Aquila, Napoli, Aversa), re-inventiamo C’era una volta…, arricchendola nel confronto con testimoni delle diverse realtà, narrando storie di vita del luogo, ma soprattutto cercando di aiutare a trovare una risposta ai problemi odierni delle diverse realtà. Ma l’obiettivo è anche la promozione della consapevolezza tra i cittadini della loro interazione con il patrimonio culturale in cui si vive e dai benefici che ne derivano”.
Che significa per voi il ritorno a Napoli?
“Guardiamo con immutato affetto alla nostra città e ai suoi problemi e soprattutto lanciamo una sfida perché qualcosa si muova ad Aversa, dove gli affascinanti spazi dell’ex-città manicomio sembrano sul punto di crollare definitivamente per un abbandono che si trascina ormai da decenni”.
Pensi si possa ricreare quello che avete realizzato a Firenze-San Salvi
“Perché no? Potrebbe essere possibile attivare anche ad Aversa (o in altri luoghi abbandonati di Napoli) un presidio culturale vivo e capace di rimettere in moto un percorso positivo di crescita. E’ per questo che vogliamo incontrarci, ascoltare, confrontarci dal vivo. Forse la memoria potrebbe avere occasione e opportunità di rinascere come eredità”.
Info e prenotazioni allo 081 425037 per Galleria Toledo
info e prenotazioni per Aversa allo 055 6236195 – 335 6270739 – info@chille.it.
I Chille, fondati a Napoli nel 1973 da Claudio Ascoli, partirono nel 1985, lasciando uno spazio storico underground napoletano degli anni Settanta: quel “Teatro Comunque” che con la Cineteca Altro aveva trasformato via port’Alba in un autentico luogo di ricerca teatrale, cinematografica e anche musicale. Si trasferirono in Toscana e dal 1998 risiedono nell’ex-città manicomio di Firenze: San Salvi.
Entrarono a San Salvi nei giorni di definitiva chiusura del grande manicomio fiorentino: oltre trentadue ettari che avevano “rinchiuso” fino a 3.000 persone. Vi entrarono perché l’ultimo direttore, Carmelo Pellicanò, volle accompagnare l’uscita finale dei matti con l’ingresso della città nell’immensa area dell’ospedale psichiatrico.
Pellicanò pensò che solo una compagnia teatrale singolare come i Chille potesse provarci. E da allora ad oggi, i teatranti napoletani hanno vitalizzato questi immensi spazi con la presenza di ben 400.000 spettatori in quella che è diventata la loro casa, e che produce e ospita teatro, oltre che artisti di diversi linguaggi e culture.