E’ un viaggio d’esplorazione nella cultura delle proprie origini al quale Moni Ovadia invita il pubblico, Cabaret Yiddish, lo spettacolo che ha sancito il suo
successo teatrale e musicale e che ha diffuso la conoscenza della cultura yiddish e della musica klezmer. Prodotto da Promo Music di Marcello Corvino, è in scena da martedì 11 a domenica 16 marzo al Teatro Nuovo di Napoli. Una miscellanea di musica klezmer e di cliché su nasi lunghi e avidità ironica e dissacrante con la quale Moni Ovadia riesce a coinvolgere gli spettatori anche quando canta in lingua originale ed ha dalla propria parte soltanto le emozioni che suoni e voci riescono a suscitare. Al centro di una scena nuda, con quattro musicisti (Maurizio Deho’ al violino, Paolo Rocca al clarinetto, Albert Florian Mihai alla fisarmonica e Luca Garlaschelli al contrabbasso), il cantore inizia la sua storia con un sorriso, tipico di chi fin dall’alba dei tempi ha dovuto sfruttare l’ironia per far fronte alle proprie disgrazie e ha saputo riciclare aneddoti e storielle per forgiare una sagace oratoria in risposta al razzismo e alle calunnie.
Tutto nasce da un paradosso che vede impegnato il popolo ebraico guidato dal “povero” Mosé a vagare per svariati anni in un deserto, senza una terra e con l’esilio costante come essenza stessa della propria cultura. Attraverso le singole “storielle” che accomunano per stereotipo ogni ebreo, Moni Ovadia è capace di far ridere il suo pubblico, ma al contempo di fare emergere quel fondo di verità tipicamente popolare, per spiegare i cardini della cultura sionista, dal dialogo con il divino a quello con la famiglia matriarcale, passando per il rapporto con il denaro, con i caratteri somatici, con il razzismo e il confronto con le altre religioni.