Stupor Mundi è una guarattella

Redazione

La locandina

Venerdì 24 marzo 2017 nella chiesa Santa Croce e Purgatorio a Piazza Mercato a Napoli, sarà rappresentato Corradino guarattella, Stupor mundi, spettacolo di e con Bruno Leone, che sarà accompagnato da canti a tamburo di Romeo Barbaro; voce narrante Darioush Forooghi, che reciterà la poesia “Corradino di Svevia” di Aleardo Aleardi.

Secondo la leggenda la chiesa fu costruita nel luogo dove Corradino fu giustiziato e conserva al suo interno il ceppo dove il giovane Re pose il capo e una colonna che ne ricorda il giorno.

Lo spettacolo rappresenta un ulteriore passo nella ricerca di Bruno Leone sulle infinite possibilità di sviluppo del linguaggio delle guarattelle napoletane. “La storia messa in scena sembra scritta e pensata per uno spettacolo di pupi, – spiega il maestro – realizzarla con le guarattelle significa scoprire un nuovo mondo: le battaglie, i consigli di guerra, i dialoghi, tipici dell’opera dei pupi cambiano aria e vivono di un’allegria e leggerezza ma anche profondità e forza simbolica che è tipica delle guarattelle”.

Un ringraziamento doveroso Bruno Leone porge a Mimmo Cuticchio che, insieme a Nunzio Zampella, è uno dei maestri nella sua formazione. “E’ nei progetti di Mimmo Cuticchio la realizzazione di uno spettacolo di “tutui”, – continua il guaratellaro partenopeo – antica forma teatrale siciliana che metteva in scena spettacoli dei pupi con i burattini, e questo mio spettacolo potrebbe rappresentare una prima realizzazione di questo progetto”.

Guarattelle in scena

Lo spettacolo mette in scena la storia di Corradino di Svevia, nipote di Federico II, detto “Stupor Mundi”. Dopo la morte di Manfredi nella battaglia di Benevento, Corradino viene in Italia per riconquistare il suo regno. Le città di Pavia, Verona, Pisa e persino Roma lo accolgono in festa. Dopo aver assediato e poi lasciato libero il papa Clemente IV a Viterbo, Corradino affronta l’usurpatore Carlo D’Angiò nella battaglia di Tagliacozzo. Sembra vincere e mentre i suoi soldati si danno al saccheggio credendo di aver ucciso lo stesso Re, vengono annientati da Carlo D’Angiò, nascosto invece con parte del suo esercito. Corradino riesce a scappare e chiede rifugio e riposo a Giovanni Frangipane, ghibellino, nel castello di Astura. Qui viene tradito e consegnato a Carlo che lo porta a Napoli dove sarà giustiziato nella piazza Mercato. Dice la leggenda che un guanto volò nella piazza e quel guanto fu raccolto da Giovanni da Procida, medico di Federico, che pochi anni dopo sarà uno dei capi dei Vespri Siciliani, rivolta che scaccerà Carlo D’Angiò dalla Sicilia. Il corpo di Corradino rimasto insepolto sulla spiaggia di Napoli fu prima coperto di pietre dal popolo napoletano, impietosito dalla sua triste fine, poi sepolto nella chiesa del Carmine, dove grazie a un lascito di sua madre Elisabetta ancora oggi si dicono messe in sua memoria.

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