Sul filo tra la vita e la morte

Angela Matassa

Una scena
Una scena

Doppia scena per Il funambolo di Jean Genet, diretto per il NTFI da Daniele Salvo con Andrea Giordana e Giuseppe Zeno. Uno spettacolo (al Teatro Sannazaro, 30 giugno, 1 e 2 luglio) molto suggestivo, ispirato al poemetto che lo scrittore francese dedicò al funambolo algerino Abdallah Bentaga.

Un testo molto discusso, che affronta il tema della morte e della solitudine. Chi lavora sul filo d’acciaio è sempre in pericolo, ma, come sottolinea l’autore: deve farlo per sé e non per il pubblico, pensiero narcisistico che porterà alla tragedia.

Una messinscena che non contamina i linguaggi ma li mischia: c’è la musica, il canto, la danza, il video.

Due ambiti per l’azione, dunque: il palcoscenico ‘velato’ per le proiezioni sul circo francese degli Anni Cinquanta, in cui il vero funambolo si esibiva, dietro il quale s’intravvede, ‘la scatola nera’ della mente dell’autore. In platea, al posto delle poltrone, il circo ricostruito con una pedana girevole, luci e passerelle per gli attori, per i danzatori Yari Molinari e Giovanni Scura, per il funambolo Valentin.

Andrea Giordana veste i panni di Genet, che s’invaghisce del giovane acrobata (Zeno), lo costringe a uno sforzo inumano, all’esercizio oltre misura, lo ama e lo distrugge per farne un funambolo perfetto. Dimostrando così la sua idea: l’arte circense è carica di solitudine.

E’ bello vedere un attore di vecchio stampo, come Andrea Giordana (“rimasto folgorato dal linguaggio impervio del testo”), che ha ricoperto ruoli indimenticabili, mettersi in gioco, in un lavoro moderno, diretto da un giovane regista, andando oltre il teatro o, forse, nella nuova forma che il teatro ha assunto. Non più solo drammaturgia (qui non c’è nemmeno una vera storia, ma piuttosto riflessioni, sogni e fantasie), quanto l’incontro tra generi e forme.

Alcuni ‘quadri’ dello spettacolo, a momenti magici, creano un’atmosfera fantastica, ma le proiezioni, seppur integrate nella regia, distraggono dalla recitazione, perché raccontano momenti diversi. Accompagnano le voci di Edith Piaf e Aznavour per i video, mentre Melania Giglio esegue dal vivo i pezzi originali di Marco Podda.

Un’occasione per ripensare all’autore di Nostra signora dei fiori, Le serve, Querelle de Brest, I negri, Diario del ladro. Tanto scomodo quanto eterno.

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