
Al Nuovo Teatro Sanità di Napoli, Tina e Carmen Femiano danno corpo al testo di Enzo Moscato, Tempo che fu di Scioscia, per la regia di Mario Gelardi. Sono stati scelti quattro dei racconti del libro: “Pedamentina”, storia di una madre che ripete ossessivamente i gesti che hanno segnato la morte straziante dei propri figli; “Bagattelle per un altro malinteso”, sulla morte di una giovane prostituta; “Zwdi Taiblék Waise”, storia di una cantante cieca ed infine “Tizzano”, avventurosa storia di un giovane in piazza Dante, sempre “alliccato” e indebitato, rastrellato… Drammi di una storia recente, che ancora brucia nel ricordo dei sopravvissuti, nella memoria che sarebbe ulteriore delitto perdere. Tina Femiano racconta il lavoro teatrale.
Tina, ha portato in scena quattro racconti tratti dal volume di Enzo Moscato sulle Quattro Giornate di Napoli: un testo non facile, ma non ha voluto farne un reading bensì interpretarlo, farlo suo, recitarlo.
“Sì, è stata una decisione che abbiamo preso insieme Mario Gelardi ed io perché la scrittura di Enzo Moscato trasmette forti emozioni e i quattro racconti che abbiamo scelto sono pieni di poesia, anche se parlano di giornate durante le quali sono accaduti eventi di grande sofferenza e dolore per il popolo napoletano. Scritti per un reading, devo dire che non è stato facile interpretarli, ma essendo travolta da queste emozioni ho cercato di trasmetterle al pubblico con tutta la mia anima. Grazie alla regia di Mario Gelardi e al riscontro avuto dal pubblico e dalla stampa credo di esserci riuscita. Ringrazierò per sempre Enzo Moscato per aver scritto questi racconti e per avermi permesso di portarli in scena”.
La narrazione di Moscato, maestro di drammaturgia e di una lingua meravigliosamente complessa e ricca capace di fondere arcaicismi e diversi idiomi, storia e modernità, è sempre contemporanea, un monito anche oggi. Scioscia è un personaggio antico che potrebbe esistere ora, qui.

“Scioscia è un personaggio antico, quasi esistito da sempre, ma che nessuno mai ha visto. Le sue gesta appartengono a tutti e tutti ne parlano in prima persona. Nella lingua napoletana è un intercalare: “Ma mò comme facimmo”?, e quando c’è da risolvere un problema si dice: … comme facette Scioscia!”
La sapiente regia di Gelardi ha saputo cucire insieme l’orrore della seconda guerra mondiale, la crudeltà subita dai napoletani che hanno saputo reagire alla violenza tedesca, con le dolci canzonette dell’epoca, un vero e proprio straniamento, una rimozione delle brutture e delle ferite.
“Mario Gelardi ha avuto un ottimo intuito scegliendo le canzoni dell’epoca che riflettono la parte dell’Italia che in quegli anni nascondeva dietro i luccichii il buio più profondo, in contrapposizione con gli eventi terribili della guerra”.
La bella voce della radio dell’epoca è quella di Carmen Femiano, talentuosa attrice e cantante: il suo ruolo nello spettacolo è perfetto, cucito su misura per lei.
“Abbassa la tua radio”, “Sola me ne vo per la città”, “Tornerai” ed altri celebri motivi sono stati interpretati giocando e imitando le dive famose, con gesti e movenze sulle righe. Infatti confessa di essersi molto divertita”.
Qual è stata la sua emozione nel lavorare al Teatro Sanità, dove la cultura è materia viva?
“Quando Enzo Moscato mi ha permesso di portare in scena i racconti, il mio primo pensiero è stato questo spazio, perché rappresenta l’anima della vera Napoli e Mario Gelardi lo fa vivere con tutti i suoi giovani attori che fanno parte di questo territorio. Vi si respira un’aria di collaborazione reciproca vera ed affettuosa, come lo è il vero popolo napoletano”.