TRAM, stagione 2017/2018

Angela Matassa

Una scena di “Dust to dust”

Il teatro ti trasporta” è la tag line scelta dai fondatori del TRAM, lo spazio di Port’Alba a Napoli per il secondo anno diretto da Mirko De Martino, che lo ha rilevato e ricostruito con Titti Nuzzolese ed altri amici, restituendolo alla città.

Uno slogan quanto mai adatto che si accompagna all’idea della mobilità anche nella divisione della programmazione: due le linee per percorrere il cartellone. “La stagione scorsa – spiega Mirko De Martino – è stata una lunga anteprima per la prossima stagione. Al pubblico sono piaciute le nostre scelte, proponevamo spettacoli dal taglio forte, di drammaturgia contemporanea e senza nomi di richiamo. Positivamente stimolati, abbiamo continuato sulla stessa strada”. La linea rossa comprende abbonamenti, debutti, giovani compagnie; la linea blu è più legata al territorio. In tutto, sedici fermate con altrettanti titoli, programmati nella fine della settimana fino a maggio.

La programmazione è corposa e si apre il 5 ottobre con “Warhol”, scritto e diretto da Di Martino, con Orazio Cerino e Titti Nuzzolese. Una riflessione sul senso dell’arte, sulla presenza-assenza del celebre artista. “La sala si trasformerà. – chiarisce il regista – Creeremo una sorta di passerella su cui sfileranno le Superstar di Warhol e ai lati saranno seduti gli spettatori”. Segue “Fuje Filumena”, ispirato alla Marturano ma che tratta della figura del femmeniello; a novembre va in scena “Corpi scelti, trittico carnale” di Angela Matassa, Anna Mazza e Roberto Russo, con Laura Borrelli, Gioia Miale, Imma Pagano, dirette da Peppe Miale. Tre monologhi, tre storie, tre donne in esposizione. “Un’ironico modo di raccontare storie individuali, – spiegano gli autori – legate dallo speaker di una trasmissione radiofonica”.

Una scena di “Jamais vu”

Tra i debutti: “Dux in scatola”, autobiografia d’oltretomba di Mussolini di Daniele Timpano; “Panenostro”, sulla ‘ndranghetta milanese; “Celeste” di Fabio Pisano: il punto di vista di una donna che decide di fare la spia durante la Shoà. Si prosegue con “Tre. Le sorelle Prozonov” di Giovanni Meola. Tratto da Cechov. Ancora “Dust to dust” di Robert Farquhar. “Una sorta di partitura verbale, – dichiara il regista Guglielmo Guidi – un poema per tre voci, un modo per fare i conti con la propria esistenza”. Ancora, “Pacchiello”, ambulante di taralli caldi caldi e di guai neri neri di Paquale Ferro con Roberto Capasso; “Malagrazia”; “Dentro i secondi” di e con Antonello Cossia, che spiega: “E’ dedicato ai gregari che hanno fatto grandi alcuni atleti”; “L’immoralista” di Antonio Mocciola con la regia di Luisa Guarro, liberamente tratto dal romanzo del “grande e sottovalutato” André Gide. Completano il cartellone “Edip(p)o” di Massimo Finelli; “Strafaust”; “Tempo che fu di Scioscia”, da un testo di Enzo Moscato, interpretato in parole e canto da Tina e Carmen Femiano; “Jamais vu” di Eduardo Di Pietro.

Al capolinea, l’incontro tra le due linee e un evento finale.

Numerose le altre attività: la scuola per attori, laboratori per appassionati, il Premio Rebù a sostegno di una produzione, eventi e rassegne. “I Corti della formica” e “Teatro match”, due iniziative di Gianmarco Cesario; i concerti musicali, “Trame al Tram”, idea di Antonio Mocciola per accogliere sul palco autori e scrittori. Il progetto speciale “La tempesta”.

 

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