Un burattino buono

Angela Matassa

Massimo Dapporto e Fabrizio Donadoni
Massimo Dapporto e Maurizio Donadoni

Massimo Dapporto è nei panni del Moro di Venezia nella messinscena di Otello di Shakespeare, diretta da Nanni Garella, dall’8 al 13 gennaio al teatro Mercadante di Napoli.

Che uomo sarà questo nuovo Otello?

“In realtà lui è quasi un burattino nelle mani di Iago (Maurizio Donadoni), perciò il mio è un personaggio dalla forte connotazione umana e di basso profilo, nel senso che da generale valoroso diventa sempre più piccolo come uomo, perché non riesce a mantenere il distacco da condottiero. Nei confronti dell’amore appare come l’ultima delle reclute. Non sa gestire la battaglia. Sono arrivato a questo modo d’interpretarlo scavando ad ogni replica nella sua psicologia. E’ tradito due volte: dalla donna che ama e dall’amico. Crolla, si ammala di paranoia. Otello non ha nemmeno il complesso della diversità, non si chiede se Desdemona potrebbe amare un bianco, ma si lascia travolgere dagli altri”.

Un buono, dunque?

“Ma sì e vorrei che suscitasse pietà nel pubblico. Nella prima parte, è positivo, poi si trasforma, spinto da Iago (Maurizio Donadoni), esprime tutta la violenza che anch’egli porta dentro di sé, tira fuori la parte animalesca, quasi tribale. E’ un leone. Per dirla alla napoletana, diventa ‘O malamente”.

Questa messinscena insiste sulla lotta tra il bene e il male.

“E’ lo stesso Moro a rappresentare il male con Iago. All’opposto ci sono Desdemona (Angelica Leo) ed Emilia (Federica Fabiani), vittime entrambe dei mariti”.

E’ stata compiuta qualche operazione sul testo?

“Garella ha eliminato la prima parte che descrive l’incontro tra Otello, il Doge e i senatori, parte stemperata nei dialoghi successivi”.

E la lingua?

“Modernizzata e caratterizzata da due tipi di parlata: volgare e semplice quella di Iago, quindi molto comprensibile, nobile e melodiosa quella di Otello”.

Un allestimento moderno.

“I costumi rispettano il periodo storico, ma l’ambientazione cambia: l’azione si svolge tutta su una spiaggia di Cipro e L’assassinio si consuma su una duna, illuminata dalla luna”.

Con questo spettacolo, dopo diversi testi contemporanei, torni al classico.

“Sì, l’ultima volta ho affrontato Goldoni, ora mi rendo conto della bellezza e della modernità del testo shakesperiano. Interpretandolo, capisco perché, pur se tanto rappresentato, non annoi mai. Io stesso scopro nelle pieghe del personaggio sempre nuovi aspetti”.

Per molti anni sei stato impegnato nel doppiaggio. Che mondo è?

“In passato ho prestato la voce per film, telefilm, cartoni animati, ma ultimamente mi sto dedicando solo alla Walt Disney. E’ un onore per me aver superato il provino e da qualche anno interpreto l’astronauta di “Toy story”. E’ un lavoro difficile, ma divertente, rappresenta un momento di relax che consente di tornare un po’ bambini. Ci s’incontra con altri colleghi attori ma anche con chi invece è assorbito esclusivamente da quest’attività. Non sempre una bella voce sa stare in palcoscenico”.

 Oltre il teatro, che programmi hai?

“A marzo Rai Uno manderà in onda un film in due puntate, ancora senza titolo, diretto da Luciano Manuzzi. Ambientato a Varese, racconta la storia della famiglia Borghi, i creatori della Ignis. Sono il capofamiglia, Guido. Ad aprile, invece, sarò su Canale 5, protagonista di un’altra storia vera, quella di una casata piemontese, di cui è stato cambiato il nome, che fondò una cittadella per gli operai”.

Di Napoli, dove sei di casa, che dici?

“Mi fa sempre piacere tornarvi, anche se mi sento in minoranza. E’ una città di attori, i napoletani hanno nella vita i tempi tragici e comici, che noi impariamo studiando. Qui basterebbe girare per le strade, ascoltare e parlare con la gente. E’ meglio dell’Accademia”.

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