Dopo “Lingua Imperii”, un lavoro straordinario, la compagnia Angoor presenta l’altrettanto forte, eccellente Virgilio brucia, nell’Auditorium di Castel Sant’Elmo a Napoli. Anagoor indaga le relazioni fra storia e memoria, arte e politica, individuo e collettività, potere e poesia. Approda oggi al Napoli Teatro Festival Italia uno dei più importanti lavori di questa edizione. Virgilio voce dei vinti, che racconta la distruzione di Ilio, la fuga e il dolore di Enea, le guerre, i genocidi, la perdita della casa e degli affetti più cari, il dubbio riguardo alle certezze fornite dalle ideologie, mostrando l’attualità dei classici, voce critica del presente.
Dalle rovine fumanti si intravede all’orizzonte la nascita di una nuova civiltà. Il professore in video, Marco Cavalcoli, spiega a un auditorio attento, come ai tempi di Augusto flussi immani di persone furono costretti a spostarsi da una parte all’altra dell’impero a fini di ripopolamento, così come oggi si spostano per sopravvivere, il collegamento dei classici con il tempo presente, la devastante attualità di Virgilio.
L’Eneide, nata per osannare la Roma di Augusto, è canto di esuli d’ogni tempo –potenza e visionarietà dei sommi poeti. Proemio: la morte di Virgilio. Proemio: le sofferenze dell’impero. Si snodano i capitoli della storia dell’uomo. La voce dei classici si staglia sulle rovine e sul dolore, destinato a perpetuarsi nei secoli ma in forme sempre diverse: ogni fato ha un costo in vite umane e i moderni tiranni spremono la vita dagli allevamenti intensivi (siamo forse diversi dalle altre creature?), dallo sfruttamento dei popoli, dall’indifferenza al dolore.
Il regista Simone Derai cura alla perfezione la drammaturgia con Patrizia Vercesi, professoressa del liceo Giorgione di Castelfranco Veneto (dove è nato il collettivo). Le scene sono di Simone Derai, Luisa Fabris, Guerrino Perosin. I costumi di Serena Bussolaro e Simone Derai. Le musiche sono di Mauro Martinuz che cura gli arrangiamenti di musiche tradizionali. Il cast si avvale di Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Massimiliano Briarava, Moreno Callegari, Marta Kolega, Gloria Lindeman, Paola Dallan, Monica Tonietto, Artemio Tosello, Emanuela Guizzon. I testi ispirati dalle opere di Publio Virgilio Marone sono di Hermnann Broch, Emmanuel Carrère, Danilo Kiš, Alessandro Barchiesi, Alessandro Fo, Joyce Carol Oates. Il proemio dalla Morte di Virgilio di Hermann Bloch emoziona con un’attrice armena Gayané Movsisyan che recita nella sua lingua, il serbo di Gloria Lindeman dà voce ai “Consigli a un giovane poeta” di Danilo Kis. Il VI libro dell’Eneide, che narra la discesa nell’Ade con gli attori di spalle al pubblico intenti a guardare un filmato sulla nascita, colpisce come il rito antico dell’estrazione del miele (dalle “Georgiche”), miele puro che attraversa un cono di paglia. In quell’istante si entra nell’Ade, un inferno che Dante, guidato da Virgilio, immaginò come un cono rovesciato. Virgilio profetizza che l’Europa brucerà come l’Asia di Priamo e come l’Africa di Didone.
Virgilio, morente, desiderava bruciare i rotoli dell’Eneide, il poema per scrivere il quale aveva impiegato undici anni e mai terminato. Il poeta, da cantore del potere, diviene egli stesso Enea, l’uomo giusto capace di raccontare il senso della vita, capace di pietas. Ne declama i versi in latino Marco Menegoni, straordinario, da togliere il fiato. La ricerca sul suono, sul suono-parola e sul suono-canto, è prassi del lavoro di Angoor che ne cura l’approccio metrico ed emotivo, completando con esso una scrittura cucita su diversi piani e linguaggi. Se Paola Dallan è animatrice e coordinatrice delle formazioni corali, se Monica Tonietto e Emanuela Guizzon portano la conoscenza delle tecniche del canto barocco e di quello gregoriano, le influenze orientali si devono a Gayanée Movsisyan. Entrano nel testo il repertorio musicale dell’Armenia e tradizione canora balcanica con Marta Kolega e Gloria Lindeman. Il tessuto sonoro, voce umana, verso animale, il suono organico o elettronico, è corpo. I versi di Virgilio Iubes renovare dolorem rievocano l’incipit del racconto di Enea a Didone, con lo strazio della caduta di Ilio e con le peregrinazioni dei popoli. Nel I libro dell’Eneide Virgilio afferma: “la storia è lacrime, e l’umano soffrire commuove la mente”.
Uno spettacolo da vedere e rivedere.