Ha entusiasmato pubblico e critica “Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, l’opera di Shostakovich in programma al Teatro San Carlo di Napoli fino a domenica 22 aprile con la regia di Martin Kusej, allestimento del National Opera Ballet di Amsterdam. Nata al National Opera di Amsterdam nel 2006, è stata poi rappresentata a Parigi e Madrid. La messa in scena è stata anticipata da discussioni per alcune scene forti ma necessarie alla storia come, ad esempio, uno stupro di una serva. Il direttore artistico del Lirico, Paolo Pinamonti, ha voluto portare al San Carlo questo spettacolo visto a Madrid. “Ne uscii turbato”, ammette, poi conquistato dalla regia così come ne è stato conquistato il direttore musicale, Juraj Valuha, eccellente sul podio, a lungo applaudito. “Credo che pochi come Kusej abbiano saputo mettere in evidenza la sensualità che si libera nella musica di Shostakovich”, spiega Pinamonti. L’opera, tratta dalla novella di Nikolaj Leskòv, ancor più audace quando andò in scena la prima volta nel 1936, condannata dalla “Pravda”, fu rappresentata negli Stati Uniti dove la vide Stravinsky. Stalin, presente ad una replica a Mosca, aveva abbandonato il teatro prima che lo spettacolo finisse definendola “caos anziché musica”. Per farla rappresentare nuovamente nella Russia sovietica, Shostakovich apportò una lunga serie di modifiche al libretto e allo spartito. “Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, opera in quattro atti e nove quadri Op. 29, scritta da Dmitry Shostakovich su libretto di Alexander Preis e dello stesso compositore, tratta dall’omonimo racconto di Nikolaj Leskov del 1865, venne rappresentata nel 1934 a Leningrado, al Malïy Opernïy Teatr, riscuotendo grande successo.
È la storia di un amore tragico, che ha per protagonista Katerina Izmajlova, giovane moglie di un mercante che, spinta dalla noia e dal suo ruolo di donna schiava del marito e del suocero, il patriarca Boris, si innamora di un lavorante del marito, il giovane e attraente Sergej privo di scrupoli. Il desiderio di essere libera, di poter provare la passione, l’amore, diverranno spietata violenza. Kusej spiega che la sua versione è “un’emozionante e insondabile essenza del comportamento umano. Lady Macbeth non ha nulla in comune con una storia romantica di amore e odio. È una tragedia che suscita poca pietà e nessuna paura. Non c’è catarsi”. L’opera è anche espressione di rivolta antiborghese: Caterina è una donna alla ricerca della verità, che disprezza i tabù della vecchia borghesia.

La musica è straordinaria, potente, emozionante, perfetta a sondare l’animo umano. La scenografia di Martin Zehetgruber è strepitosa e immagina due spazi: una sorta di gabbia di vetro per Katerina, prigioniera di un mondo maschilista e violento, gabbia metafora della sua prigionia, con la sua collezione di scarpe, feticcio di femminilità e sensualità, e l’esterno in cui si consuma la barbarie di una società, arretrata e classista e dove si svolgono le scene corali. L’ultimo atto, che rappresenta il terribile carcere siberiano, è quasi un girone dantesco, infernale, con guardie armate e individui consumati dai soprusi, seminudi, infreddoliti, affamati, larve che non conoscono solidarietà ma pura cattiveria e sopraffazione. Shostakovich qui introduce reminiscenze da Dostoevskij (“Dalla casa dei morti”). Le emozioni sono amplificate dalle luci stroboscopiche di Reinhard Traub, grande partitura che unisce la maestria della scrittura ad un grande lirismo di ispirazione popolare. Bravi l’Orchestra e il Coro del Teatro di San Carlo, con la partecipazione del Coro Maschile del Teatro Marinsky di San Pietroburgo, Maestro del Coro Andrei Petrenko; strepitosi gli interpreti che regalano una grande pagina di Teatro: Boris Izmajlov, Dmitry Ulianov / Vladimir Vaneev; Zinovi Izmajlov, Ludovit Ludha; Katerina Izmajlova, Natalia Kreslina / Elena Mikhailenko; Sergej, Ladislav Elgr / Ian Storey; Aksinja / una prigioniera, Carole Wilson; Sonjetka, Julia Gertseva; un vecchio prigioniero, Vladimir Vaneev; il contadino sciatto, Yevgeny Akimov; l’insegnante / l’ospite ubriaco / il cocchiere, Vassily Efimov; un fattore / un poliziotto, Vladimir Sazdovski; Pope / la sentinella, Goran Juric; il portinaio, Laurence Meikle; un mugnaio, Donato Di Gioia; l’ispettore di polizia / un ufficiale sergente, Alexander Teliga; primo caposquadra, Alessandro Lualdi; secondo caposquadra, Mario Todisco; terzo caposquadra, Giuseppe Valentino.