Torna a Napoli, al Nuovo Teatro Nuovo, dal 30 marzo al 2 aprile, l’affabulatore Ascanio Celestini, che questa volta in Laika affronta il tema della religione. Il suo personaggio è Cristo, un Gesù improbabile che si confronta coi propri dubbi e le proprie paure. Vive chiuso in un appartamento di qualche periferia. Dalla sua finestra si vede il parcheggio di un supermercato e il barbone che di giorno chiede l’elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Con Cristo c’è Pietro che passa gran parte del tempo fuori di casa ad operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa.
Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l’umanità, ma solo per osservarla e gli ha messo accanto uno dei dodici apostoli come sostegno. Il vero nome di Pietro è Simone. La radice ebraica shama significa ascoltare. Dunque Simon Pietro è colui che ascolta.
È anche un uomo del popolo che non capisce bene ciò che gli sta accadendo, è spesso affrettato nelle reazioni. I Vangeli ce lo mostrano quando corre verso Cristo che cammina sulle acque per poi finire tra le onde.
Ma è anche il più materiale, per ciò è chiamato Kefa che in aramaico significa pietra: è lui che paga il tributo, lui che rinnega tre volte, lui che darà vita alla Chiesa.
Nell’appartamento questo Cristo contemporaneo non vuole che entri nessun altro, ma è interessato a ciò che accade fuori. Soprattutto vuole sapere del barbone, non per salvarlo dalla sua povertà, ma per fargliela vivere allegramente.
Con Ascanio Celestini danno vita alla pièce, Gianluca Casadei alla fisarmonica e la voce fuori campo di Alba Rohrwacher.