Un esercito guardiano

Angela Matassa

Colpiscono subito lo sguardo i guerrieri che accolgono il visitatore alla mostra dell’Esercito di terracotta nella cinquecentesca Basilica dello Spirito Santo, in Via Toledo a Napoli, fino al 28 gennaio.

Esercito di Terracotta

Una tra le tante tappe che la ricostruzione del maestoso schieramento cinese aggiunge alla ricca tournée. Solo 170 e non ottomila, come nell’originale, le statue a dimensione naturale ricreate dagli artigiani, per portare l’attenzione sugli incredibili guardiani del mausoleo imperiale, posto nella fossa numero 1 della necropoli, tomba del primo imperatore cinese, Shi Huangdi della dinastia Xi’An nella Cina orientale del terzo secolo avanti Cristo.

Seguendo il percorso molto ben articolato nell’enorme basilica, si scopre la storia dell’epoca, le gesta del sovrano, che unificò la Cina, le invenzioni di artisti e artigiani dell’epoca. Nel percorso guidato si passa tra pezzi autentici, ritrovati negli scavi, che ancora proseguono nell’area interessata, suppellettili, armi e carri.

Esercito di Terracotta (foto Mario Zifarelli)

Invenzioni modernissime, che lasciano il visitatore stupito e affascinato dalle capacità di un’umanità tanto lontana da noi nel tempo.

Se la tecnologia del virtuale è la vera scoperta del secondo millennio, camminando sul tappeto rosso e attraversando i 1800 metri quadrati della basilica, soffermandosi a leggere le spiegazioni o guardando i video con racconti e interviste, si ha la sensazione che nulla di nuovo c’è da creare. L’abilità artistica dei maestri di allora non è minore di quella di oggi e alcune intuizioni sono state preziose per le generazioni venute dopo in ogni parte del mondo.

La Cina, una volta tanto lontana, e ormai così vicina, quasi integrata nelle nostre popolazioni, si mostra in tutta la sua grandezza. Uscendo dall’esposizione, fra terrecotte naturali e dipinte, oggetti di uso comune, di bronzo e di pietra, tra uomini e cavalli, sciabole e balestre di perfetta fattura, si giunge alla fine del percorso nello spazio più affascinante: l’esercito è schierato, nella sua composizione originale, con i generali, i soldati, i guardiani, messi lì secondo una precisa strategia e secondo il ceto sociale.

Un lavoro maestoso nella realtà di duemila e duecento anni fa, come lo è nella ricostruzione che avvicina la sacralità cinese alla spiritualità cattolica di riti e tradizioni, legate al culto dei morti e alla fede nell’adilà. Suggestivo durante la visita, l’inevitabile accostamento visivo tra l’opera cinese e la bellezza degli spazi della chiesa rinascimentale.

Archeologia, antropologia, religiosità e arte dunque, avvicinano la Cina all’Italia. L’intento degli organizzatori, che lavorano a un più ampio progetto di parallelismo tra i due Paesi, punta proprio sulle affinità culturali.

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