Un film lungo nove ore per Martone al museo

Angela Matassa

Quattro maxschermi, sedie girevoli, cuffie. E’ organizzata così la mostra di Mario Martone, al Madre museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, aperta dal 2 giugno al 3 settembre 2018, nella Sala Re_PUBBLICA.

Azioni performative, cinema, teatro e opera lirica curate dal regista napoletano potranno essere godute secondo questa originale formula, attraverso un film lungo nove ore e mezzo: dall’apertura alla chiusura della galleria. Una giornata intera, per rivedere la prima sperimentazione degli Anni Settanta, l’Ottocento leopardiano (Operette morali, Il giovane favoloso), il melodramma (Andrea Chénier), l’ultimo spettacolo teatrale (Il sindaco del Rione Sanità) e tanti altri lavori, spezzoni di back-stage e montaggi, documenti, provini, interviste, attraverso i quali si potrà conoscere il regista a fondo, comprendendone gli ideali, l’ispirazione, l’impegno politico. Curata da Gianluca Riccio, la retrospettiva è realizzata con la produzione ese-cutiva di PAV e con il supporto della Fondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia.

Non è una mostra cronologica, ma evocativa. – spiega Riccio – Una vera e propria Opera che dal futuro torna al passato, per puntare all’infinito, rappresentato dall’8 orizzontale del titolo”.

Il film di Martone

La presentazione del film-flusso rielabora musealmente la messa in scena di uno spettacolo teatrale di Martone del 1986, Ritorno ad Alphaville, ispirato all’omonimo film di Jean-Luc Godard, e di cui sono riproposti l’andamento circolare e la visione simultanea da parte del pubblico, che potrà cogliere la linearità e le connessioni tra le immagini proiettate.

Ogni mio lavoro nasce da una tabula rasa e per questo ognuno è così diverso dall’altro, – dichiara il regista, dodici volte premiato con il David di Donatello – Ma c’è un processo che li collega e li unifica tutti, un fluire dell’esperienza che da mia personale si fa collettiva, che in questa mostra è possibile cogliere per la prima volta nel suo insieme. Per me è molto si-gnificativo che questo accada in un museo di arte contemporanea come il Madre, perché ho sempre guardato agli artisti Fluxus (da John Cage a Joseph Beuys) come a un grande esempio di libertà e di vitalità”.

All’ingresso della mostra, a tutta parete, accoglie il visitatore l’immagine di un bosco e alcuni materiali di scena, che compaiono nel prossimo film di Martone: Capri-Batterie (una lampadina gialla che idealmente prende energia da un limone) che l’artista tedesco Joseph Beuys ha realizzato con Lucio Amelio nel 1985. Un rapporto di antica data lega il regista al gallerista, fin dai tempi del gruppo Falso Movimento, fondato da Martone nel 1979.

Insomma, un’attività artistica lunga quarantuno anni da vedere e rivedere “abbandonandosi” in sala.

 

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