Una novità assoluta, un grande segnale di innovazione L’ultimo Decamerone che nasce da un mese di attività e scambi tra la Fondazione Teatro di San Carlo e la Fondazione Teatro di Napoli- Teatro Bellini. Qui, lo spettacolo debutta in prima assoluta martedì 10 aprile, con repliche fino al 6 maggio. Nato su testi di Stefano Massini dall’opera di Giovanni Boccaccio e sulle coreografie originali di Edmondo Tucci, L’ultimo Decamerone si avvale della regia di Gabriele Russo, delle musiche originali di Nello Mallardo e degli arrangiamenti di Ivano Leva.
Rosanna Purchia (sovrintendente del San Carlo) e Gabriele Russo sottolineano che si tratta del primo incontro di un ente lirico con un teatro di prosa per dar vita a un grande impegno produttivo, uno spettacolo di teatro-danza. “Con Massini, fin dal nostro primo momento – racconta il regista – siamo stati subito d’accordo nel non proporre una lettura in chiave filologica dell’opera, che oggi sarebbe risultata anacronistica o già vista e rivista; piuttosto ci siamo interrogati sul perché all’epoca Boccaccio scrisse il Decameron e quali ragioni di allora possano essere ancora valide. Perché qualcuno dovrebbe chiudersi in un casolare di campagna e mettersi a raccontare favole? Da cosa fugge? All’epoca, dalla peste. E oggi? Vedremo”.
Non era facile mettere in scena un nuovo Decameron e la scrittura originale di Stefano Massini, uno degli autori teatrali più eclettici e rappresentati in Italia, non dovrebbe deludere gli spettatori. “L’ultimo Decamerone” ha selezionato dieci dalle cento novelle, che diventano una sola novella: in ognuna di esse si apre un mini racconto che Russo legge completamente al femminile. Il cast è infatti composto da Angela De Matteo, Maria Laila Fernandez, Crescenza Guarnieri, Antonella Romano, Paola Sambo, Camilla Semino Favro, Chiara Stoppa. Lo spettacolo si avvale del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo diretto da Giuseppe Picone. Le scene di Roberto Crea sono ispirate ai cretti di Burri: le donne si muovono e narrano in un bunker che evoca i muri di Burri. “In quella scatola, nel bunker, un non luogo cristallizzato nel tempo – spiega Russo – il senso del racconto è quasi smarrito. I personaggi, ai confini di Pirandello, si annoiano pensando di dover narrare ma così facendo ricostruiscono il significato della narrazione”.
Non poteva che firmare i costumi Giusi Giustino, che di solito crea meraviglie per le opere liriche. “Non ho fatto una vetrina di bei costumi da ammirare – spiega – ma li ho letti in chiave funzionale al racconto, ispirandomi anche a Burri, perfino nelle toppe! Gli abiti delle protagoniste ricordano nei dettagli la sua arte, la sua pittura”.
Edmondo Tucci spiega di aver creato le coreografie facendole scaturire dall’incontro dei ballerini con gli attori, evidenziando i sentimenti dei personaggi. Ne viene fuori un interessante connubio tra regia, danza e musica, registrata.