Un Re ormai famoso

Angela Matassa

Luca Barbareschi e Filippo Dini in una scena
Luca Barbareschi
e Filippo Dini in una scena

“Quando avevo pensato di rappresentare in teatro “Il discorso del Re”, la commedia di David Seidler – dice Luca Barbareschi – era un titolo che non attirava, oggi, invece dopo il successo cinematografico, siamo riusciti a realizzare lo spettacolo”. Il noto attore ricopre il ruolo di Lionel Logue, il logoterapista australiano che aiutò e sostenne il balbuziente Duca di York, Bertie, futuro Giorgio VI (Filippo Dini), nello spettacolo in scena al teatro Diana di Napoli dal 16 al 27 gennaio.

Hai preferito questa parte perché Logue era un attore shakespeariano?

“No. L’ho scelto per due motivi: innanzitutto il Re è molto più giovane di me quindi sarebbe stato un falso storico, poi perché interpretare un attore fallito è davvero divertente: dà la possibilità  di giocarsi molte carte. E’ comunque un bel personaggio, emotivo, pieno di sogni”.

Questo testo è nato per il teatro. Lo rappresentate fedelmente?

“Sì. Il film è stato come un volano, una sorta di marketing strategico, ma è una storia universale, parla di amicizia, del senso di responsabilità, di forza di volontà. Di un artista che ha cambiato il corso della storia. E’ una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca d’ironia ma soffusa di malinconia”.

Il pubblico ha particolari aspettative?

“E’ curioso, certamente. Chi l’ha visto al cinema resta positivamente sorpreso, gli altri sono stuzzicati dalla vicenda. Stiamo avendo molte soddisfazioni, i teatri sono sempre pieni”.

Sei anche in politica. Che cosa t’ha deluso di più?

“La frustrazione di riuscire a fare poco, anche se ho visto approvate due leggi, una sullo spettacolo, l’altra sulla pedofilia. La dinamica della politica è antitetica a quella dell’arte. In teatro, attraverso la finzione, si dice la verità, la politica afferma di dire la verità, ma attraverso la demagogia dice tante balle, la verità rende impopolari, perciò si diventa populisti. Personalmente, non m’interessa più fare il deputato, preferisco il mio mestiere”.

Hai affrontato tutti i generi, tutti i temi e le forme dello spettacolo, dal cinema alla fiction, dalla regia alla produzione. Hai un carattere polemico e una sorta d’irrequietezza sia come uomo che come artista.

“Tento di fare sempre ciò che mi stimola. Mi piace essere un attore a tutto tondo, ogni lavoro mi ricarica per il prossimo. Non ho un genere preferito, alterno le cose, promuovo progetti”.

Inoltre, hai lavorato negli Usa, in Inghilterra, toccando con mano il grande cinema, la grande drammaturgia. In Italia come siamo messi?

“Ci difendiamo abbastanza bene, grazie alla professionalità, ma qui manca il concetto d’industria, è più un mondo di soliti. I numeri sono alti, se pensiamo che siamo duecentomila lavoratori: tre volte la Fiat, ma contiamo pochissimo”.

“Il discorso del Re” è un inno alla voce e all’importanza delle parole. Quanto conta, dunque, il parlare?

“E’ molto importante, ancora di più lo sono i denti, se non funzionano, mangiamo male, parliamo male, non ci esprimiamo bene, non sorridiamo. E che cosa c’è di più bello di un sorriso?”.

Sei impegnato anche nel campo del sociale, soprattutto a favore dell’infanzia, che cosa t’interessa in particolare?

“Credo sia molto importante lavorare in questa direzione e per prima cosa boicotterò con tutte le mie forze Facebook, Twitter e simili. Hanno portato alla semplificazione del pensiero, all’annullamento dell’analisi. Ho cinque figli, mi preoccupo molto in tal senso”.

E come lo farai se ti sei cancellato dalla Rete?

“La rivoluzione parte dal proprio orticello, basta comportarsi come a casa, parlare di coerenza e agirla. E’ molto semplice, in fondo”.

Oltre la tournée teatrale, quali progetti hai?

“Tra due settimane comincerà su Rai Uno la miniserie in sei puntate “Tutta la musica del cuore”. Tra qualche mese, sulla stessa rete, andrà in onda “La forza di un sogno”, che racconta la vita di Adriano Olivetti, con Luca Zingaretti. Ultimo, ma non ne parlo ancora, il mio nuovo film, “Qualcosa di buono”.

 

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