Una città di plastica

Redazione

Una scena
Una scena

La giornalista Silvia Resta con Francesco Zarzana dà voce a tre donne incontrate facendo cronaca. Tre figure dei nostri giorni, raccontate sulla scena nello spettacolo La città di plastica, nel giardino dei sogni, in scena il 31 luglio per la rassegna estiva festival Agerola sui Sentieri degli Dei. Claudia Campagnola, diretta da Norma Martelli, è Neda, Hanifa e Rose che raccontano dall’Iran, dall’Afghanistan e dal Kenya il dolore di chi ancora oggi non può scegliere della propria vita, ma anzi viene costretto alla schiavitù.

Neda Salehi Agha Soltan è la studentessa uccisa a Teheran durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali di Ahmadinejad del 2009 e barbaramente represse dal regime. In persiano Neda significa “voce” o “chiamata” e per questo il suo nome è diventato  la “voce dell’Iran” e il suo volto,  un simbolo di tutti i manifestanti per la democrazia.

C’è lo strazio di migliaia di giovanissime ragazze che per sfuggire ai matrimoni combinati, scelgono di darsi fuoco, si cospargono di benzina e si bruciano, nella vicenda di Hanifa, la seconda protagonista dello spettacolo.

L’ultima storia arriva dal Kenya e parla di Rose, che ha lo stesso nome delle rose che taglia nelle serre sul lago Neivasha. Le giovani tagliatrici, prive di qualsiasi protezione, sono costrette, per pochi dollari, a respirare polveri tossiche e concimi killer dieci ore al giorno.

“Ho incontrato tante donne sulla mia strada di cronista. – dichiara Silvia Resta – Ricche e povere. Sottomesse e ribelli. Vittime di violenze e di abusi, o attive protagoniste della loro vita. Ho capito che non ce n’è una, in fondo, che non abbia lo stesso sogno. Lo stesso bisogno di libertà. Ho conosciuto Rose e Hanifa, e non le dimentico. Portare in teatro il loro sogno spezzato è la mia piccola dedica”.

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