Torna al Teatro Tram di Napoli Run Baby Run, monologo scritto e diretto da Mirko Di Martino in scena da venerdì 17 a domenica 19 gennaio 2020.
La scoperta del senso profondo della maternità, che giunge solo dopo una lunga serie di errori e solo dopo aver stretto tra le braccia la propria bambina: è la storia di Marta, protagonista dello spettacolo. Il testo, che ha vinto il Premio Tragos alla drammaturgia (Milano, 2019), è ispirato a un episodio di cronaca degli ultimi anni. Ne è protagonista Titti Nuzzolese, tra le fondatrici del Tram e impegnata negli ultimi anni tra palcoscenici teatrali e set televisivi e cinematografici. “Run Baby Run” è la storia di una fuga che diventa maturazione: fuggire significa cercare la propria strada, anche a costo di sbagliare”, dice.
Il ritmo parte quasi sussurato, ma è solo l’inizio: Marta ha appena partorito, è ancora in ospedale; si prende cura della sua bambina, la allatta, la accarezza, ma non sa per quanto tempo potrà ancora farlo. La guarda, non sa se le somiglia, ma sa di cosa ha bisogno di sentirsi dire una madre, di cosa ha bisogno di essere: una madre diversa dalla propria. Per il Tribunale dei Minori, non è adatta a prendersi cura di sua figlia, per il suo passato tra la tossicodipendenza, i furti, la vita da sbandata: la piccola non può crescere con lei, sarà affidata a una casa di accoglienza. Ma, per Marta, la bambina che tiene in braccio è soltanto sua, nessuno può portargliela via. E così fugge: mentre inganna le infermiere, esce dall’ospedale con la bambina in braccio, si mette in macchina e scappa va, inseguita dalla polizia con l’accusa di rapimento.
Una madre che scappa per tenere con sé sua figlia può essere accusata di rapimento? È giusto togliere alla madre la figlia appena nata, se la madre è ritenuta inadeguata al suo ruolo? E chi decide se è davvero inadeguata? Questi gli interrogativi. “Lo spettacolo racconta la storia di una donna che scopre un po’ alla volta il significato della maternità – spiega Di Martino -: Marta, infatti, comprende cosa vuol dire essere madre non quando mette al mondo sua figlia, ma solo dopo che ha dovuto fare delle scelte per lei, per il suo futuro, confrontandosi con il suo passato. Perché ogni madre è anche una figlia, e ogni madre deve confrontarsi con la madre che ha avuto e vedere in sua figlia la figlia che è stata”.
Scene di Giorgia Lauro, costumi di Annalisa Ciaramella, foto di Flavia Tartaglia.