Sa tanto di ‘Museum’ la messinscena di La caduta, lo spettacolo che Renato Carpentieri ha tratto dall’omonimo romanzo di Camus. La pièce è stata rappresentata dall’attore e regista nei giardini dell’Istituto di cultura Francese di Napoli Le Grenoble, con l’accompagnamento al violoncello di Federico Odling, il 23 e 24 giugno.
Per un’ora, senza pause né scene, Carpentieri interpreta il monologo vestendo i panni di Jean-Baptiste Clamence, un ex-avvocato parigino di successo che fa una confessione pubblica. Con grande ironia e sarcasmo, si mostra il più virtuoso degli uomini, per poi accusarsi di colpe e menzogne. E giù ricordi di avventure, amori senz’amore, falsa generosità, raggiri e momenti di felicità. Fino al fatidico momento del risveglio: il suicidio di una giovane ragazza che non è riuscito a salvare. Comincia così la caduta, l’invecchiamento, fino alla fine. E’ il disegno di una maschera che identifica ogni essere umano. Un crescendo di pezzi di vita, di toni, di emozioni.
Il testo, adattato per la scena, è un susseguirsi di riflessioni sulla vita, sull’uomo, sulla voglia di emergere, di avere e gestire potere, ma anche un’occasione di amare considerazioni, dei sentimenti più vari dall’euforia e l’amore per sé, dalla solitudine alla voglia di libertà, alla capacità di uscire indenni dall’inevitabile giudizio altrui, passando per la cattiveria che trasforma l’individuo, non perdendo di vista il tema dell’estraneità dell’individuo, tanto caro a Camus, vissuto sulla propria pelle.
Un fiume di parole che Renato Carpentieri porge da affabulatore e comunicatore, coinvolgendo quasi il pubblico nella confessione, interrogando gli spettatori, con l’abilità dell’attore e con la passione che lo ha spinto a realizzare un progetto sull’opera del Nobel francese.
E riporta alla mente il suo Museum, appunto, uno spazio mentale, logisticamente individuato per dieci anni nel Museo di San Martino di Napoli, nelle sale interne e nei giardini all’aperto, per proporre pagine di alta letteratura e di autori grandi come Albert Camus, che un anno dopo (nel 1957) aver scritto La caduta ricevette il Premio Nobel. Sia che interpreti Kant o che sia il Giudice penitente, Renato Carpentieri si muove a suo agio tra le pagine dei romanzi di ogni epoca e luogo.
Un bel tuffo nella cultura, che un habitat verde, fresco e gradevole come i giardini, hanno reso magico e coinvolgente.

Il progetto “Una serata con Albert Camus”, pensato dall’attore per il NTFI 2018, si è completato con la messinscena in serata di Il malinteso al Teatro Galleria Toledo, che lo ha visto protagonista con Ilaria Falini, Valeria Luchetti, Maria Grazia Mandruzzato, Fulvio Pepe. Le scene sono di Arcangela Di Lorenzo, i costumi di Annamaria Morelli, il disegno luci di Cesare Accetta, le musiche di Federico Odling.
Dal romanzo “La caduta”
“La libertà è un lavoro ingrato, una corsa di resistenza molto solitaria, molto estenuante. Niente spumante, niente amici che levano il bicchiere guardandoti amorevolmente. Solo in un’aula tetra, solo sulla pedana al cospetto dei giudici, e solo a decidere, di fronte a se stessi o al giudizio altrui.”