Una Tempesta… sociale

Angela Matassa

La Tempesta inaugura ufficialmente la stagione dello Stabile partenopeo, nella sala del teatro San Ferdinando.

Al debutto dell’opera shakesperiana si affianca l’iniziativa “A teatro senza scorta”, che invita alla prima  magistrati, giornalisti, scrittori, comuni cittadini che vivono sotto protezione per la battaglia che conducono contro la criminalità a favore della collettività.

“La democrazia è nata ad Atene, – dichiara il presidente del Mercadante, Marino Niola – proprio a teatro, vero laboratorio della società. Napoli, città delle arti sceniche e della musica, è la più adatta a lanciare questo segnale”.

Conferma l’intento il direttore artistico, Andrea De Rosa, evidenziando che chi si espone in prima persona ha bisogno non solo di una scorta legale, ma di una scorta civile. Il teatro, con gli spettatori svolgeranno questo compito, stringendosi intorno a Federico Cafiero De Raho, Raffaele Cantone, Rosaria Capacchione, Giovanni Conzo, Francesco Curcio, Marco del Gaudio, Silvana Cucito, Tano Grasso, Don Luigi Merola, Don Tonino Palese, Franco Roberti, Maria Antonietta Troncone, Sergio Vigilante.

“E’ un messaggio positivo nella città problematica, – spiega De Rosa –  come lo sono i nostri slogan e l’aver voluto in prima persona piantare alberi nell’aiuola che si trova davanti al San Ferdinando”. Un fai-da-te, insomma, che stimoli ad agire privati e istituzioni.

Alla presenza del sindaco Iervolino e del Governatore Bassolino, il sipario si apre su “La tempesta”, nella messinscena di Andrea De Rosa, che vede protagonista Umberto Orsini.

Un sodalizio non nuovo tra i due che hanno realizzato insieme Molly Sweeney la nscorsa stagione.

“Questo è un testo misterioso, a più livelli – spiega il regista – nessuno dei quali va approfondito fino in fondo, ma lasciato aperto proprio per i numerosi aspetti che presenta. E’ come un labirinto nel quale erroneamente si crede di vedere l’uscita”.

Notevolmente ridotto, il testo non perde il senso originario e per realizzarlo De Rosa ha usato tre livelli di linguaggi. I marinai parlano in napoletano comune, i  naufraghi, personaggi del Seicento anche negli abiti, si esprimono nella lingua barocca del ‘masque’ della traduzione che del dramma fece Eduardo nel 1984, mentre gli abitanti dell’isola magica parlano un italiano del Novecento, “pensando a Beckett”, chiarisce De Rosa e riprende il filo rosso che attraversa la stagione dello Stabile. “”La tempesta” rappresenta l’incontro di due epoche – spiega – e l’impossibilità di metterle insieme. Un mondo perduto. La scatola nera di un aereo precipitato”.

Discutere con Umberto Orsini è stato fondamentale per la scelta del testo. “L’ho visto subito nei panni del politico-mago Prospero”, dice De Rosa, e l’attore sottolinea l’importanza della scelta di tutti gli interpreti per la precisione dei ruoli. “Calibano e Ariel sono fondamentali – spiega – danno una virata allo spettacolo. C’è una ricerca di idee e non di trovate – afferma parlando del regista – e la compagnia è compatta e coesa”.

In scena: Flavio Bonacci, Rino Cassano, Gino De Luca, Francesco Feletti, Carmine Paternoster, Rolando Ravello, Enzo Salomone, Federica Sandrini, Francesco Silvestri, Salvatore Striano.

Lo spettacolo apre anche la stagione del Mercadante dove sarà in scena dal 28 ottobre all’8 novembre.

 

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