“Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l’ostetrica dice “non urli, non è mica la prima”. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città a piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. Del corpo, dell’anima. E’ un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico, è una cosa che c’è e non c’è molto da discutere. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformarlo, invece ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche parte perché lasci fiorire qualcosa. E’ una lezione antica, una sapienza muta e segreta ciascuna lo sa.”
Inizia così l’ultimo libro di Concita De Gregorio Malamore, l’ennesimo contributo di sensibilizzazione alla violenza contro le donne, materiale per riflettere ancora, per denunciare un’abitudine, una tolleranza della violenza che è la cosa più spaventosa di tutte.
Molteplici i libri scritti sull’argomento, centinaia le attrici che hanno gridato il loro sdegno dalle tavole di un palcoscenico, numerose le canzoni e le poesie che all’unisono in questi ultimi anni trasmettono lo stesso messaggio: Basta con la violenza sulle donne!
“La violenza sulle donne è la più vergognosa e scandalosa violazione dei diritti umani in tutto il mondo. – spiega Monica Bauco, autrice e interprete di Non dire niente, spettacolo in scena a Milano – Donne di continenti e paesi diversi, di religioni, culture e retroterra sociali differenti, istruite e analfabete, ricche o povere, sia che vivano in guerra o in tempo di pace, sono legate dal filo spietato e comune della violenza e subiscono atrocità semplicemente per il fatto di essere donne.
Le ricerche compiute negli ultimi anni sono concordi: la violenza contro le donne è endemica, nei paesi, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo, non conosce differenze sociali o culturali, perché le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici. A milioni vengono picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, punite, umiliate.
Purtroppo tutto questo dolore, tutta questa violenza, cesserà solo quando ciascuno di noi, a suo modo, sarà pronto ad assumersi le proprie responsabilità e non si stancherà di combattere, di gridare, denunciare, punire questa piaga orribile.
Siamo in una fase di passaggio difficile e cruciale. E’ sotto gli occhi di tutti eppure ancora non si nomina. Siamo a quel punto in cui o si va avanti o si precipita indietro. E’ ora che si decide, che si prende posizione con coraggio e fermezza.
Per quanto mi riguarda, l’unico mezzo che conosco, che mi appartiene, l’unico modo che possiedo per far sentire la mia voce è il Teatro, mezzo che ritengo tra i più efficaci come mezzo di comunicazione e diretto atto di denuncia”. “Non dire niente” è un recital che nasce da storie vere, da episodi e fatti denunciati anche da Amnesty International, da libri letti e riletti e rielaborati, da canzoni, favole e articoli di giornale”.