Vincenzo Gemito, l’arte di un pazzo “giusto”

Renato Aiello

Una scena di “Gemito” (foto di Nina Borrelli)

L’equazione genio e sregolatezza, quasi sempre esatta nella Storia dell’Arte, con la figura del pittore e scultore napoletano Vincenzo Gemito fa una piccola eccezione, se si guarda in particolare al suo periodo di tormento e sofferenza maggiore, piuttosto carente dal punto di vista creativo.

Un’osservazione personale da cui l’attore Antimo Casertano è partito per realizzare il potente ritratto dell’artista ottocentesco nello spettacolo “Gemito, l’arte d’ ‘o pazzo”, in scena al Teatro Piccolo Bellini di Napoli fino a domenica 1 maggio 2022.

Scritta, diretta e interpretata dallo stesso Casertano, questa drammaturgia ha debuttato al Campania Teatro Festival 2021, dopo aver visto la luce di una prima bozza durante il lockdown 2020, e ha fatto ritorno martedì 26 aprile in una sala importante partenopea con i suoi pochi, essenziali elementi di scena.

IL BLOCCO DI MARMO

Un blocco di marmo dal valore quasi metafisico e lo scalpello sul palco costringono l’inquieto Gemito, già provato dal manicomio e poi da una reclusione quasi ventennale, a confrontarsi con la costante paura di fallire l’impresa più grande della sua vita: la statua marmorea dell’imperatore Carlo V, commissionata per la facciata di Palazzo Reale.

L’opera non verrà mai realizzata da Gemito, molto più a suo agio con materiali come il bronzo e la creta – dettaglio ricordato dallo storico dell’arte Matteo Borriello, durante la visita guidata nel foyer del Bellini prima dello spettacolo – e lo perseguiterà per il resto della sua esistenza.

Una sorta di fantasma shakespeariano, minaccioso nel suo silenzio imponente e dallo sguardo fisso, personificato da Ciro Kurush Giordano, che porta l’artista a imboccare il tunnel della follia di cui la prima vittima è lui stesso, ma non il solo.

Daniela Ioia

LA MOGLIE DI GEMITO

Ne è un’altra infatti la moglie Annina, devota e paziente fino allo stremo, interpretata da Daniela Ioia che è anche compagna di Casertano nella vita, molto brava e intensa nel confronto scontro con questo marito ossessionato dalla perfezione.

Gemito rifiutava fieramente ogni compromesso e di sottomettersi alle logiche commerciali del mondo dell’arte, che già allora stavano sancendo il trionfo di una spietata mediocrazia culturale.

Questo atteggiamento però lo condannò alla pazzia, a un isolamento volontario di 18 anni che esacerbò il suo animo già irrequieto e gli diede il colpo di grazia definitivo: una crisi non dissimile dal classico blocco dello scrittore.

Antimo Casertano (Foto di Nina Borreli)

LE CITAZIONI

Il racconto di Casertano, privo di fronzoli e sbavature, è impreziosito da citazioni colte come quella della Pietà di Michelangelo, col suo Gemito tra le braccia sconsolate di Annina, o del Cristo Velato adagiato sul monolite marmoreo, e delle tante rappresentazioni della Via Crucis, incarnata dal peso insostenibile sia del marmo sulle spalle di Gemito, sia del suo dolore palpabile.

Una prova d’attore molto fisica quella fornita da Casertano, che recita davvero con tutto il suo corpo in questa interessante produzione della Compagnia Teatro Insania e di Associazione Culturale NarteA.

 

 

 

 

 

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