Vittime e carnefici tra il pubblico

Redazione

Una scena

In attesa di giudizio è il titolo del progetto speciale che Roberto Andò costruisce per il Napoli Teatro Festival Italia e che sabato 17 giugno al Maschio Angioino (repliche fino a lunedì 19) presenterà, in anteprima assoluta, due spettacoli, in sequenza, dalle ore 21. Si comincia con È una commedia? È una tragedia? di Thomas Bernhard, mai rappresentato in Italia, con Fausto Russo Alesi e Giovanni Esposito. A seguire, Robertò Ando, qui anche autore del testo, mette in scena In attesa di giudizio, tratto da Il mistero del processo di Salvatore Satta (edizione Adelphi), una scrittura originale che pone in relazione vittime e carnefici nel rapporto, mai risolto né risolvibile, con la propria ed intima, necessità di Giustizia. Un titolo che sintetizza il significato dell’intera operazione che parte con la straordinaria scrittura di Bernhard, imperniata nel racconto di un crimine efferato visto non nell’atto cruento in cui esso avviene, quanto piuttosto negli esiti conseguenti che esso produce nel colpevole. Quest’ultimo, curioso individuo, si presenta in scena vestito da donna, con atteggiamenti strani e ripetitivi. Nell’incontro casuale con l’altro, un saggista, rivela i dolorosi particolari di una vicenda singolare e complessa. Anni prima ha ucciso la sua donna, spogliandola delle vesti e gettando il corpo in un lago, ed è stato, per questo, arrestato, condannato e rinchiuso in galera. Ora, per la giustizia degli uomini è redento, ma questo non è sufficiente, evidentemente, per la sua coscienza, che si rivela essere preda e succube di un’espiazione irrisolta e irrisolvibile.

Un uomo in attesa di giudizio come pure saranno i protagonisti del secondo spettacolo, scritto e diretto da Roberto Andò che dal singolare episodio scritto da Bernhard passa ad un’universale galleria, di vittime e di carnefici, immaginata e portata sulla scena nel secondo testo, ancora affidato all’interpretazione di Fausto Russo Alesi e Giovanni Esposito, arricchito dalle voci di Renato Scarpa e Paolo Briguglia e da un “coro” che accoglie in scena 36 attori di diverse generazioni.

Una scena

Lo spettacolo nasce dai fantasmi che si muovono nella mente di un giurista, il quale con la mente convoca una moltitudine di persone, sia vittime che carnefici. Essi saranno tutti in scena. Il pubblico – spiega Roberto Andò – potrà vederli nel momento fatale in cui si incontrano facendo succedere tante cose, in quello che si rappresenta come teatro della mente. Del resto, il processo è una forma di teatro, o di gioco, in cui tutti i convenuti sfuggono al giudizio. In attesa di giudizio non è una riflessione cinica, ma tragica e amara: è dolorosa, ma lascia spazio alla pietà”.

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