Massimiliano Marotta è nato a Napoli il 4 marzo 1966. Laureato con il massimo dei voti in Giurisprudenza, con una tesi su “La natura della legge nel Critone di Platone”. Abilitato alla professione forense.
Programmista regista per la Rai Radiotelevisione Italiana, ha collaborato alla realizzazione dell’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, dei programmi “MediaMente”, “Il Grillo” e “La giostra multimediale”, di “Il portale dei beni e delle attività culturali della Regione Campania”, del programma radiofonico “Zazà” (Radio 3); è stato curatore del portale di filosofia della Rai (http://www.emsf.rai.it/).
Fondatore e Presidente della Fondazione “Società di studi politici”, Direttore editoriale della “Scuola di Pitagora editrice”, Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Massimiliano Marotta, figlio di Gerardo Marotta, fondatore dell’Istituto italiano per gli Studi filosofici di Napoli si racconta.
“La Costituzione dell’Istituto ha rappresentato un vero e proprio terremoto per me e per tutta la mia famiglia. Nel ‘75 avevo appena nove anni e l’Istituto è entrato pesantemente nel mio percorso identitario fino al mio ingresso nel Consiglio direttivo negli anni ‘90. Ma la svolta avvenne nel 2003: lavoravo a Roma già da dieci anni a Video Sapere e a Rai Educational quando ebbi da mio padre “una chiamata alle armi”, mi voleva a Napoli, come suo collaboratore all’ Istituto italiano per gli Studi filosofici. In quegli anni nacque l’Enciclopedia multimediale delle Scienze filosofiche, da un’idea di Gerardo Marotta e Renato Parascandolo. Nel 2004 mi sono trasferito definitivamente a Napoli e, con un gruppo di allievi di papà, fondammo la Società di Studi politici, nata nel ‘24 su impulso di Benedetto Croce, abolita poi dal fascismo e rifondata da noi come Scuola di Alta Formazione. La mia collaborazione si faceva sempre più coinvolgente e sempre di più ero affascinato dalle attività che fiorivano a Palazzo Serra di Cassano e dal loro valore etico e civile. In quel periodo istituimmo i “ Venerdì della politica” in cui ci siamo confrontati con grandi personalità quali Salvatore Setis,Stefano Rodotà, Luciano Canfora, Gianni Ferrara, Franco Roberti, Isaia Sales, Gabriella Gribaudo, Remo Bodei e tanti altri.
Abbiamo anche organizzato le letture dei classici del pensiero politico e filosofico per il ciclo: “Incontro con Platone”. Il sabato mattina accoglievamo all’Istituto centinaia di giovani, questi incontri produssero tre rappresentazioni teatrali realizzate dall’amico Carlo Rivolta e portate in decine di scuole in tutta la Campania. La mia collaborazione è diventata sempre più stretta fino ad assumere, nel 2012, la vicepresidenza dell’Istituto”.
Quali erano i rapporti con suo padre durante quella stretta collaborazione?
“Sotto la sua guida, quel periodo è stato per me un momento di grande crescita e formazione. C’è una frase di Croce che chiarisce e riassume lo spirito in cui operavamo: “come la storia è azione spirituale, così ogni problema pratico e politico è problema spirituale e morale… e qui l’opera è degli educatori… tutti possiamo e dobbiamo essere effettivi educatori, ciascuno nella propria cerchia e in primo verso se stesso”. In quel proficuo, lungo periodo mio padre ed io ci siamo avvicinati moltissimo e ci siamo riconosciuti in quello che facevamo. Lui è stato “il capitano” della mia anima”.
Come ha risposto Napoli a tutto questo fervore di idee, di studi e d’incontri?
“Al funerale di papà ho abbracciato centinaia di persone, era molto amato perché promuoveva l’integrazione. Lui si è dato completamente alla città facendo della cultura l’elemento aggregante della città, del paese e dell’Europa ed ha saputo accendere un fuoco nell’animo dei giovani. Quando Napoli e tutta la Campania sono entrate in piena crisi economica, l’Istituto ne ha sofferto in modo disastroso, a quel punto papà mi chiese di vendere la casa che avevamo a Roma per poter continuare a mantenere in vita il nostro sogno. Abbiamo fatto tutti, sia noi personalmente che i nostri stretti collaboratori e dipendenti, grandi sacrifici fino ad oggi. La situazione, purtroppo non è migliorata, ma tutto il nostro gruppo di lavoro lotta ogni giorno per riportare di nuovo l’Istituto alla dimensione internazionale che merita”.
Che cosa pensa a proposito dell’eterna e mai risolta “questione meridionale”?
“Oggi come ieri il divario fra Nord e Sud è una questione nazionale. I fondi per la formazione e la ricerca vengono dati in minima parte al Mezzogiorno e così non si nutre la gioventù italiana perché al Sud ci sono più giovani che al settentrione. Ora, con questo pseudo federalismo, è peggiorato anche il servizio sanitario”.
Come si può superare il gap fra li Nord ed il Sud?”
“Solo investendo in ricerca e formazione facendo studiare i giovani, potenziando e sostenendo i dirigenti scolastici che sono abbandonati. Il 25 aprile, prima delle forze armate, sarebbe giusto far sfilare i professori che fanno un lavoro straordinario, di frontiera perché è lì che si decide il futuro del Paese”.
Siamo forse diversi noi del Sud?
“Croce diceva che non le condizioni climatiche, non il paesaggio del territorio determinano il disinteresse alla cosa pubblica dei nostri connazionali, ma sei secoli di miseria ed anarchia. Da noi lo Stato non c’è mai stato, ma noi abbiamo un genius loci, noi abbiamo sviluppato il pensiero della Magna Grecia. Il grande filosofo Gadamer diceva: “Amo venire a Napoli perché qui anche le pietre trasudano intelligenza”. Pugliese Carratelli, storico direttore del nostro Istituto, parlava di “umanesimo meridionale”. Bertrando Spaventa ci descriveva come “una falange di uomini di pensiero alle cui estremità ci sono Giordano Bruno e Tommaso Campanella”.
Quali aggettivi userebbe per descrivere Napoli?
“Bella e terribile. Purtroppo c’è disunione e la cattiva abitudine a concentrarsi sugli aspetti negativi della città, mentre tutta la nostra azione dovrebbe tendere a promuovere e nutrire gli aspetti positivi quali il grande valore civile e culturale, nella speranza che quelli negativi cadano per denutrizione. Sono evidenti le cose positive: la grande umanità, la fantasia e la capacità di amare. I napoletani sono anche naturalmente sospettosi verso quelli che alzano barriere”.
Quale tipo d’amore nutre per la sua città?
“L’amore che si nutre per chi ti ha dato tutto. Napoli mi ha dato l’amore per la conoscenza, la tensione all’universale, l’allenamento alla complessità.”