Si è spenta all’età di 93 anni Lina Wertmüller, una delle registe più importanti della storia del cinema, che ha diretto alcuni dei film italiani più belli e conosciuti nel mondo e ha aperto la strada alle donne in un ambiente da cui erano sempre state escluse o messe da parte.
La sua carriera vera e propria cominciò con la televisione, con la direzione della prima edizione di “Canzonissima” e la regia de “Il giornalino di Gian Burrasca” con Rita Pavone: fin da subito dunque la Wertmüller, con il suo lavoro ottenne un grande successo di pubblico, diventando parte della cultura popolare italiana. Anche il suo impegno nel cinema l’ha portata a questo tipo di impresa, ma è stato un percorso più lungo. Le sue prime opere, infatti, dopo l’esordio assoluto nel 1963 con “I basilischi”, furono musicarelli e western di non particolare rilevanza: il riconoscimento da parte del cinema italiano e internazionale avvenne solo nel 1972 quando iniziò il suo fertile sodalizio con Giancarlo Giannini con “Mimì metallurgico ferito nell’onore”.
Titoli lunghissimi ormai entrati a pieno titolo nella cultura italiana, storie drammatiche raccontate con ironia ed esuberanza e una regia audace contraddistinguono le opere girate tra gli anni ’70 e gli anni ’80 dalla regista, che la vedono anche ottenere nel 1977, per quel capolavoro che è “Pasqualino Settebellezze”, una storica candidatura agli Oscar come miglior regista, la prima volta per una donna.
Altri film degni di nota sono “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, tragica storia d’amore in cui l’autrice mette il suo solito impegno politico e la riflessione sulle differenze di classe in Italia e “Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…”, per cui il protagonista Giancarlo Giannini ottenne il premio per la miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes.
Tra il finire degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 si dedica anche ad altri mezzi espressivi, dirigendo la “Carmen” per l’apertura della stagione lirica del Teatro San Carlo di Napoli e doppiando un personaggio nel film di animazione “Mulan”. Continua però a dirigere film di successo, come l’adattamento di “Sabato, domenica e lunedì” con Sophia Loren e il notissimo “Io speriamo che me la cavo” con Paolo Villaggio.
Nel nuovo millennio il suo lavoro è stato celebrato e continuerà a essere celebrato in tutto il mondo. Lina Wertmüller ha ricevuto il David di Donatello e l’Oscar alla carriera, ma in generale è riconosciuta internazionalmente come una delle più grandi registe della storia.
Oltre al valore intrinseco del suo cinema, straordinario di per sé e unico per originalità e audacia, ciò che più rimarrà di questa grande autrice è forse proprio il suo ruolo di apripista, la sua capacità di imporsi in un mondo maschile in cui sembrava non esserci spazio per le donne. Lina Wertmüller quello spazio l’ha creato, e la crescente varietà del cinema contemporaneo è anche merito suo.
Angelo Matteo