Incontra la gente personalmente, per aprirla al teatro. Carmine Borrino, direttore con il fratello Vincenzo del Teatro San Luca di Pozzuoli, che inaugura la stagione 2024/2025 il 18 ottobre 2024.
Carmine, questa sarà la terza stagione teatrale. Come è andata?
“Il pubblico fino ad oggi ci ha premiato. Tenuto conto che lavoriamo solo sulle nostre forze e con il sostegno di qualche sponsor, non ci possiamo lamentare. Il nostro è quasi un lavoro ‘messianico’.
Qual è il vostro obiettivo?
“Creare pubblico, al di là del nome famoso. Vorremmo che anche i meno noti, seppur bravi, possano avere una platea per farsi conoscere. Sono convinto che se si parte dal basso, si mettono radici forti”.
Nelle stagioni precedenti avete puntato soprattutto sui monologhi. Quest’anno?
“Apriamo alla commedia. Attori soli in scena, ma non solo. Accogliamo una drammaturgia più ampia, con compagnie anche numerose. Inauguriamo, infatti, con “Streghe da marciapiede”, un spettacolo nato dal testo di Francesco Silvestri e diretto da Stefano Amatucci, con cinque attori”.
Il vostro è un territorio povero di sale teatrali ampie.
“In effetti, sì. Eppure la popolazione è numerosa, tra Pozzuoli, Monte di Procida e Bacoli, parliamo di parecchie migliaia di persone. Da tempo qui non c’è un teatro grande come questo che contiene 200 posti”.
E come risponde questa comunità?
“Molto bene, direi. C’è voglia di passare una serata a teatro. Poi ci si incontra, si parla anche con gli artisti che si esibiscono. Inoltre si conoscono anche i gusti degli spettatori”.
Il bradisismo fa paura all’arte?
“Certo, quest’anno, c’è maggiore attenzione, ma posso dire che il puteolano vero non scappa, resta legato alla sua terra e convive con il rischio. Comunque, siamo preparati in caso di emergenza”.
Sei spettacoli, laboratori, eventi. C’è qualcos’altro?
“Sì. Mi piace dirlo. Quest’anno diamo vita ad un secondo (mini) cartellone dedicato ai giovani, che vogliono mettersi alla prova con loro creazioni. S’intitola “San Luca DOP”, nuovi talenti ‘protetti’ da me.
Insomma, non manca niente. La piazza, la sala, il pubblico: un luogo-teatro.
“Proprio così. Lavoriamo, pensando all’antica Grecia”.