Cara Eloisa. Lettera a una figlia

Gioconda Marinelli

All’esplosione meravigliosa e miracolosa della vita, si accompagna anche la morte. C’è un inizio e un terminal ai nostri giorni. “La nascita e la morte si assomigliano molto, figlia mia, sono momenti sacri e misteriosi” scrive Isabel Allende. E gioia dolore vita e morte si legano nelle pagine del racconto autobiografico di Ilenia Pasquetti, scritto in forma epistolare, Cara Eloisa. Lettera a una figlia del nostro tempo (Giovane Holden editore). Dialogo con la figlia che inizia già prima che venga al mondo, un caleidoscopio di sfaccettature dell’umano vivere che sottolinea fragilità e forza delle relazioni. Arriva una figlia quando forse il momento è già passato, ma almeno questo sogno non sfuma come altri per l’autrice, che spera il meglio per la sua bambina.

La copertina del libro

In Cara Eloisa l’autrice racconta come una nuova vita viene accolta con grande gioia, ma si è sempre impreparati alla morte. La perdita di una madre poi è devastante, una figura che riempie le giornate, i pensieri. Il ricordo aiuta, e la Pasquetti scrive della mamma, dei sacrifici affrontati, della sua malinconia e generosità, della terra d’origine, il Molise, così isolato e aspro, dove la gente, ai suoi tempi, era povera e abituata a lavorare duro. Pensieri, considerazioni storiche e sociali, si associano alle emozioni provate nella vita privata. Il sentimento che Ilenia prova per il marito la spinge a guardare ogni cosa con occhi nuovi. Il padre di Eloisa è un uomo coraggioso, forte nella fede, un immigrato che ha dovuto affrontare le difficoltà di un lungo viaggio pieno di insidie senza avere la certezza di un approdo. E una volta giunto a destinazione ha continuato a soffrire e ad essere sopraffatto. Ma è arrivato l’amore che è sempre salvifico. La vita è tempesta, ma ci si può salvare. Questa è una storia aperta alla speranza.

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