A cavallo tra il 2009 e il 2010 Kathryn Bigelow con il suo film “The Hurt Locker” faceva incetta di premi e arrivava a vincere il premio Oscar alla regia, per la prima volta assegnato a una donna. Sembrava l’inizio di una svolta nel mondo del cinema, da sempre dominato da uomini, ma dopo un decennio, nonostante i debutti di grandi autrici, ancora nessuna donna è arrivata a vedere riconosciuto a quei livelli il proprio lavoro.
Probabilmente ci riuscirà quest’anno Chloé Zhao con “Nomadland”, che dopo aver vinto il Leone d’oro a Venezia e fruttato alla sua autrice il Golden Globe e il BAFTA alla migliore regista, è il favorito anche per i prossimi Oscar. In Italia la pellicola verrà distribuita su Disney+ dal 30 aprile 2021, e poi (se riapriranno) anche nelle sale cinematografiche. Ma già ora è possibile recuperare su Mubi il primo film di questa regista, “Songs my brothers taught me”, pellicola indipendente del 2015.
Johnny (John Reddy) è un ragazzo che vive con la madre (Irene Bedard) e la sorellina Jashaun (Jashaun St. John) nella riserva indiana di Pine Ridge, dove frequenta pigramente la scuola, guadagna contrabbandando gli alcolici vietati e sogna di andare a Los Angeles con la sua ragazza. Il padre, cowboy provetto, è sempre stato assente, e ha avuto 25 figli da 9 “cosiddette mogli”: solo quando muore nell’incendio della sua casa John e Jashaun cominciano a sentirne la mancanza. Il rapporto tra i due fratelli è il cuore del film, insieme ai luoghi bellissimi della riserva, e sarà proprio la sorella a porre Johnny di fronte a un dilemma: andare a Los Angeles con Aurelia, la sua ragazza o restare nella riserva con la famiglia?
“Songs my brothers taught me” è un film di immagini più che di parole, e la componente estetica senza dubbio sopravanza quella narrativa. Il film infatti va in troppe direzioni senza prenderne mai una precisa, e tratteggia personaggi su personaggi, mostrandoceli in molti modi diversi; per limitarsi al protagonista: c’è un Johnny studente, un Johnny criminale, un Johnny innamorato, un Johnny pugile, un Johnny legato alla famiglia. Naturalmente tutto questo potrebbe convivere, e in certi punti lo fa, ma più spesso le linee narrative sono scollegate o legate in maniera molto volatile. Ciò che tiene unito il film è la riserva, la bellissima riserva di Pine Ridge, che viene rappresentata nella sua miseria e nella sua realtà. La pellicola è molto vera, a tratti apparentemente documentaristica e non cerca mai al suo interno una giustificazione morale o religiosa per la sua storia. Quello del film è un mondo legato al qui e ora, che sogna un altrove ma che ama ciò che ha intorno. Le parole di Johnny che chiudono il film, dedicate a Jashaun e alla riserva, dicono proprio questo.
L’esordio alla regia della Zhao dimostra una voce autoriale che è lontana dai percorsi popolari del cinema; sarà dunque interessante vedere quanto di “Songs my brothers taught me” sarà rimasto in “Nomadland”, un film capace di avere riconoscimenti in tutto il mondo.
Angelo Matteo