“Compagni di Viaggio”, la miniserie a tema LGBTQ

Renato Aiello

Le elezioni americane incombenti impongono una riflessione su quella che è stata la Storia più recente degli Stati Uniti e sulla deriva autoritaria che talvolta ha preso il potere anche nella più grande democrazia del mondo. Fellow travelers – Compagni di viaggio, la miniserie con Matt Bomer e Jonathan Bailey, affronta tre decenni statunitensi, con un focus particolare sul Maccartismo e sull’esplosione dell’epidemia di AIDS nelle comunità gay, passando per la Disco Era degli anni ’70.

UN VIAGGIO LUNGO 30 ANNI

I compagni di viaggio di queste 8 puntate, disponibile su Prime Video al canale Paramount +, sono due bravissimi, nonché bellissimi attori: l’americano Matt Bomer, famoso per la serie White Collar e per un’altra miniserie di successo ambientata negli anni ’80, in piena presidenza Reagan negazionista sui sieropositivi, ovvero The Normal Heart; e Jonathan Bailey, britannico, visto di recente nella serie in costume Bridgerton.

Entrambi gay dichiarati e nominati quest’anno agli Emmy Award, rispettivamente come miglior protagonista e non protagonista in una miniserie tv. Sfortunatamente non hanno vinto l’Oscar della tv a stelle e strisce, ma le loro commoventi performance in questo thriller politico non si dimenticano facilmente.

RED SCARE E LAVENDER SCARE

A Washington DC, sotto la presidenza Eisenhower, Hawk e Tim scelgono il momento peggiore per innamorarsi e frequentarsi, rigorosamente da clandestini. Nella Capitale americana infatti, così razionale nelle sue architetture e nei monumenti di ispirazione neoclassica e palladiana, infuria il delirio irrazionale, paranoico e anticomunista del senatore Joseph McCarthy e di Roy Cohn, con la benedizione dell’allora capo dell’FBI Edgar Hoover.

Al Red Scare, la paura rossa, si aggiunge pertanto la Lavender Scare, un’ondata omofobica senza precendenti nei confronti di chiunque sia sospettato gay o lesbica, che porterà al licenziamento di migliaia di persone negli uffici, nell’amministrazione statale e nella burocrazia federale.

Peccato che proprio i fautori di questa insensata caccia alle streghe, completamente incostituzionale se si ripensa ai principi egualitari e libertari illuministici delle 13 colonie progenitrici della Federazione, nonché al diritto alla felicità scritto in Costituzione, fossero i primi omosessuali latenti, mai dichiarati ovviamente.

DUE DESTINI INTRECCIATI PER I COMPAGNI DI VIAGGIO

Hawk lavora per il Governo e fa carriera dietro il principale avversario politico di McCarthy tra i Repubblicani, fino a sposarne la figlia e a mettere su famiglia con lei, senza troppa convinzione. Tim, soprannominato teneramente Skippy dal suo “compagno di viaggio”, inizia da bravo e devoto cattolico con senso di colpa prima come fervente sostenitore delle politiche maccartiste nell’ufficio del senatore, per poi proseguire nell’esercito e stravolgere poi tutto, diventando un attivista e fiero avversario delle politiche conservatrici a San Francisco.

Un percorso interessante, che vede l’attore inglese cambiare anche fisicamente e nel look fino alla malattia, al contrario della parabola di Hawk: cristallizzato nelle sue posizioni, consapevole della sua omosessualità ma assolutamente velato per conformismo sociale, il personaggio di Bomer è molto più estremo del giornalista di The Normal Heart in quanto a discrezione.

Il ruolo e il contesto lo impongono, certo, ma le parole che pronunciava nella miniserie sullo scoppio dell’AIDS a New York suonano quasi da monito nei confronti di Hawk: “Gli uomini non sono nati per non amare, semplicemente imparano a non farlo”. Una lezione che imparerà a sue spese nel finale struggente di questa tormentata storia d’amore all’ombra del Campidoglio.

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