In un futuro post-atomico, l’umanità è costretta a vivere nel sottosuolo, in un angosciante ambiente asettico. Tutti sono costantemente osservati e controllati tramite telecamere e l’uso forzato di droghe, i nomi delle persone sono sostituiti da numeri di matricola e sono vietati i sentimenti, in particolare l’amore, ed il sesso. THX 1138 (Robert Duvall) decide di lottare e di trasgredire le regole inumane imposte dal potere, amando LUH 3417 (Maggie McOmie), con cui cerca disperatamente di scappar. La sua partner è catturata, mentre THX1138 fugge e risale in superficie.
Il cinema di fantascienza degli anni 70 si apre all’insegna del pessimismo, narrando storie di scenari post-atomici devastanti, di regimi dittatoriali prossimi venturi e di megalopoli disumane, al limite del collasso sociale ed ecologico.

Tra questi film, quasi sempre di grande impatto visivo, spicca “L’uomo che fuggi dal futuro” (THX1138, USA, 1971), primo lungometraggio di George Lucas, scritto e realizzato insieme al montatore Walter Murch. Ispirato al suo cortometraggio con cui si era laureato all’università di Los Angeles nel 1967 (THX 1138: 4EB), Lucas prende spunto da “1984” di Orwell e realizza uno dei migliori esempi di “fantascienza adulta” di quegli anni, che suscita orrore per la civiltà antiumanistica che vi è rappresentata. Nonostante l’eccezionale economia di mezzi, il regista realizza, con una grande capacità inventiva e visiva, una sorta di lunghissimo videoclip lisergico, quasi disturbante, in cui dominano il candore abbacinante delle immagini claustrofobiche montate in modo ipnotico, le cifre che senza apparente senso appaiono continuamente sullo schermo, il suono caratterizzato da rumori elettronici e da anonime voci filtrate.
Straordinario inno alla rivolta e alla libertà, prima perla della cinematografia di Lucas, prodotto dalla Zoetrope dell’amico Francis Ford Coppola, il film alla sua uscita è ingiustamente snobbato dal pubblico, forse per il suo carattere piuttosto anomalo per l’epoca, pieno di riferimenti colti che certo non contribuiscono al suo successo, ma contiene molti dei temi al centro del dibattito di quegli anni: la liberazione sessuale, la cultura delle droghe, la rivolta giovanile contro gli adulti.
Lucas, arrivato al cinema attraverso la fotografia, si forma in quella fase di rinnovamento della vecchia Hollywood assieme ad altri grandi autori come Coppola, De Palma, Scorsese, Spielberg, Milius. Il suo primo film è già un’opera matura, un piccolo campionario di tutto quello che avrebbe realizzato negli anni a venire, un concentrato di immagini e di visioni che costituiscono la grande forza del suo cinema, in cui l’innovazione stilistico-narrativa passa sempre attraverso quella tecnologica.
