Il Don Chisciotte, balletto in un prologo e tre atti dal romanzo “El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha” di Cervantes, torna al Teatro di San Carlo di Napoli, dal 14 al 16 novembre 2023. Gradito ritorno della coreografia ottocentesca realizzata dalla coppia Minkus-Petipa, dopo la messa in scena con la superstar Svetlana Zakharova del 2013, poi riproposta nel 2020 nella versione coreografica di Aleksej Fadeečev, della grande scuola del Bolshoi.
Al lirico partenopeo è andata in scena la versione del Don Chisciotte curata da Rudolph Nureev nel 1966 per lo “Staatsoper” di Vienna, e rivista per l’Australian Ballet nel 1970.
La ripresa è a cura di Clotilde Vayer, direttrice della compagnia di balletto e di Charles Jude della Fondation Nureev. Orchestrazione e adattamento di John Lanchbery, produzione della Royal Swedish Opera.
Nureev, grande innovatore delle riprese dei classici, fece del ruolo di Basilio uno dei suoi cavalli di battaglia sui palcoscenici mondiali. Nella sua versione, l’iconico ballerino e coreografo amplia l’aspetto comico della messa in scena: accorcia il balletto a tre atti con prologo, creando un’unica scena con gli zingari, i mulini a vento, le marionette, seguita dall’apparizione delle Driadi.
In questa edizione del Don Chisciotte, regala un grande momento con l’incontro amoroso tra Kitril e Basil, un pas de deux al chiaro di luna, sotto un grande mulino a vento. Una contrastata storia d’amore dal lieto fine, interpretata dall’Orchestra del Lirico di Napoli, diretta magistralmente da Martin Yates, con le fantastiche scene e costumi dai colori caldi di Nadine Baylis e le luci di John B Read.
Eccellente il corpo di ballo impegnato in virtuosismi coreutici, in primis Luisa Ieluzzi e Claudia D’Antonio (Kitri/Dulcinea), Alessandro Staiano e Danilo Notaro (Basilio), Chiara Amazio (Mercedes), Daniele Di Donato (Espada), Giuseppe Ciccarelli (Don Chisciotte), Danilo Di Leo (Sancho Panza), Salvatore Manzo e Ferdinando De Riso (Gamache), Raffaele De Martino (Lorenzo). Applausi convinti e meritati tributati dal pubblico per quello che è stato definito “un archetipo per tutte le versioni del balletto a memoria d’uomo”.