“Ennio”: non è solo un documentario

Redazione

di Giancarlo Giacci

Parlare di Ennio, il film di Giuseppe Tornatore come di un documentario sul lavoro di Ennio Morricone è senz’altro riduttivo. In primis è un atto di amore verso un uomo, suo amico personale, di un grande artista, schivo, che detestava la notorietà. Un uomo timido ma molto deciso, padrone di se stesso e al contempo consapevole dei problemi insiti nella realizzazione di un film.

Non è un documentario, né tantomeno un “coccodrillo” (come qualcuno lo ha considerato), perché è il protagonista stesso che parla della propria musica: è, piuttosto, una chiacchierata con un vecchio amico, e ancor di più con il suo pubblico. Le parole di “Ennio” ci fanno entrare in un mondo sottovalutato, quello della colonna sonora che spesso viene considerata lavoro artigianale, messa sullo stesso piano dei costumi o dell’ambientazione, ma al contrario, se di alto livello come quelle del compianto Maestro, può rappresentare l’anima del film, il perno su cui far girare tutta la pellicola, quindi parte essenziale della sceneggiatura.

Morricone nei suoi settanta anni di carriera, ha realizzato circa 500 colonne sonore, venduto 70 milioni di dischi e vinto due Oscar, ma tutto questo non era la cosa più importante: quel che veramente contava per lui era invece il piacere di comporre, di arrangiare, di creare, senza mancare di divertirsi. Tutte le sue opere  sono personalissime, con attacchi iniziali fatti anche di rumori che caratterizzano i film, imprimendosi nella memoria dello spettatore come un marchio di fabbrica indelebile.

Grazie alla grande e profonda conoscenza della composizione e alla sua genialità, riuscì a creare quello che per altri era impossibile. La sua forte personalità, la grande cultura musicale di professionista di livello contraddistingue tutti i suoi lavori. Aver studiato molti anni anni al conservatorio gli permise di comporre musica, partendo da quella accademica ma applicando liberamente le sue idee innovative. Fu molto criticato dai suoi maestri ,che lo accusarono di essersi quasi prostituito nell’arrangiare canzoni e colonne sonore di basso livello.

Giuseppe Tornatore con Ennio Morricone

Ha composto per i più grandi cantanti della sua epoca da Mina a Modugno, da Gino Paoli a Morandi da Rita Pavone a Eduardo Vianello sino alla Pausini. Il lavoro con il cinema rese possibile la sua ricerca sperimentale lasciando libero il suo estro creativo in campi totalmente diversi. La sua musica può essere paragonata al melodramma, che è giusto vedere come la musica pop dei secoli passati. Verdi o Puccini componevano per il popolo non solo per raffinati intenditori .

Al film partecipano con le loro testimonianze tra gli altri: Clint Eastwood, Bruce Springsteen, Bernardo Bertolucci, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Nicola Piovani, Dario Argento e Giuseppe Tornatore.

Giusto per ricordare alcuni grandissimi film che devono tanto al genio di Morricone, citiamo: 1964 Per un pugno di dollari, 1966 Uccellacci e uccellini, 1966, 1968 C’era una volta il West, 1971 Sacco e Vanzetti, 1974 Allosanfan, 1984 C’era una volta in America, 1988 Nuovo Cinema Paradiso, 1994 Una pura formalità, 2015 The Hateful Eight (Premio Oscar).

150 minuti che volano. Un film assolutamente da non perdere, da vedere al cinema, ovviamente.

Voto: **** su 5

 

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