Ercole alla conquista di Cinecittà

Alberto Tuzzi

il cinema mitologico 1

ORIGINI

L’antichità classica da sempre affascina il cinema ma tra gli anni ’50 e ‘60 ingenti capitali statunitensi affluiscono a Cinecittà per girare film su quel periodo storico, dando vita alla cosiddetta Hollywood sul Tevere. I motivi che spingono i produttori USA in Italia sono: paghe più basse delle comparse rispetto a quelle pagate ad Hollywood, ottimo livello di maestranze e tecnici e minori costi di produzione. I maggiori film USA girati in Italia sono Ben Hur (1959) di W. Wyler, Quo vadis? (1951) di M. Leroy e Cleopatra (1963) di J. Mankiewicz.

Negli anni ‘50 anche il cinema italiano in alcuni film riprende temi della classicità ma è solo con Ulisse (1954) di M. Camerini che si realizza, per la prima volta, un kolossal stile USA a Cinecittà. Il successo di Ulisse spinge i produttori italiani a realizzare film storici e, successivamente, mitologici, con mezzi economici di gran lunga minori rispetto a quelli USA ma con una grande inventiva che colma l’enorme divario di risorse. Capostipite del nuovo cinema mitologico italiano è Le fatiche di Ercole (1958) di Pietro Francisci, che, oltre ad avere gli elementi caratteristici del genere, definiti oltre nell’articolo, presenta la grande intuizione di regia e produzione: la scelta di Steve Reeves, statunitense, sconosciuto nel mondo del cinema ma campione mondiale di culturismo, nella parte di Ercole.

Steve Reeves e Sylva Koscina in una sequenza

CARATTERISTICHE DEL GENERE

Il cinema italiano resuscita il personaggio di Maciste nel 1960 in Maciste nella valle dei re, di Carlo Campogalliani. Maciste non è un eroe mitologico classico ma nasce dalla penna di G. D’Annunzio, autore della sceneggiatura del kolossal Cabiria (1914) di G. Pastrone, interpretato dal possente Bartolomeo Pagano. Pagano/Maciste gira molti film fino al 1928, quando il personaggio cade nell’oblio.

Nel 1960 a Cinecittà recuperano l’eroe nel nuovo genere mitologico, affidandone il ruolo a Mark Forest. Mentre ai tempi del muto il cinema italiano storico-mitologico esalta i fasti nazionalisti e imperiali, rivolgendosi a un pubblico borghese che ne riceve un’impressione di promozione culturale, negli anni ’50-’60, invece, i film mitologici si rivolgono in prima battuta a un pubblico proletario e contadino.

In breve tempo, il genere mitologico dilaga sugli schermi nazionali e conquista gli schermi di tutto il mondo, con film sempre più distaccati dalla mitologia classica e sempre più spinti nello sconfinato regno della fantasia, con protagonisti, oltre che Ercole e Maciste, anche Sansone, Goliath e Ursus.

L’estetica del cinema mitologico è iperbolica nello sviluppo delle storie e nella scelta dei titoli; nonostante i budget esigui, registi di tutto rispetto miscelano le tipiche componenti del genere con creatività ed un pizzico di ironia: trucchi ed effetti speciali, muscolosissimi interpreti, quasi sempre culturisti, scenografie e costumi sfarzosi, una fotografia a colori vivacissimi. L’eroe mitologico è portavoce di bisogni e aspirazioni di masse sfiduciate; egli agisce ovunque ci sia un tiranno da abbattere e da sostituire, solitamente, con una monarchia illuminata, ma senza che siano sovvertiti i rapporti sociali. I vari Ercole, Maciste, ecc. si cimentano in prove, pericolose e apparentemente insormontabili, superate con spettacolari performance fisiche, apprezzatissime dal pubblico; alla fine, l’eroe vince sempre, la giustizia è ristabilita, la pace riconquistata e si ritorna alla normalità.

Nei film è sempre netta la contrapposizione tra bene e male, puntando l’attenzione sui valori profondi e primari del mito e ricorrendo ad alcuni archetipi ideali, lasciando libero corso all’avventura. Nelle trame si miscelano miti, leggende, storie e racconti di tradizioni diverse: argonauti e colosso di Rodi, Troia e Atlantide, faraoni e Babilonia, mentre dei ed eroi entrano ed escono di scena senza alcuna preoccupazione di incongruenze storiche o spazio-temporali.

(fine parte prima – continua)

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