Fanfan la Tulipe: se i duelli sembrano balletti

Alberto Tuzzi

Fanfan. Locandina del film

Fanfan (Gerard Philipe), giovanotto di bell’aspetto, abile spadaccino e ardente scavezzacollo dal cuore generoso, si arruola nell’esercito per sfuggire a un matrimonio riparatore. Durante un trasferimento, Fanfan salva da un attacco di banditi Madame de Pompadour (Geneviève Page) e la principessa Henriette (Sylvie Pelayo), figlia del re Luigi XV (Marcel Herran). In segno di gratitudine, Madame de Pompadour gli dona una spilla a forma di tulipano e così Fanfan si guadagna il soprannome di “la Tulipe”. Dopo una serie di incredibili peripezie, Fanfan cattura l’intero stato maggiore nemico e conduce la Francia alla vittoria. Nominato capitano, Fanfan finalmente corona il suo sogno d’amore con la bella Adelina (Gina Lollobrigida).

Cristhian-Jacque dirige con mano sicura e leggera “Fanfan la Tulipe” (1952), uno dei più celebri film europei d’avventura, sceneggiato da Renè Wheeler e René Fallet e con la superba fotografia di Christian Matras. La storia è una vicenda picaresca, dai continui colpi di scena, allegro e scoppiettante, garbato ed elegante, dalla trama esile ma arricchita dalla sapienza del regista che, grazie alla bravura degli interpreti e ad alcune divertenti caratterizzazioni, aggiunge colore ad una commedia allegramente assurda. Il film, una coproduzione Francia-Italia, rientra nel novero dei grandi film di intrattenimento, indirizzati al grande pubblico e ispirati al genere “cappa e spada” americano.

Fanfan. Gerard Philipe e Gina Lollobrigida in una sequenza del film

Da ricordare le interpretazioni di una giovanissima Gina Lollobrigida, che qui ha il suo lancio come star internazionale, e di Gerard Philipe, scanzonato e solare, dalla vitalità pazzesca, in un ruolo brillante che lo consacra definitivamente idolo del pubblico francese e internazionale.

L’espertissimo Christian-Jaque, tra i registi francesi più titolati negli anni 50, dall’innegabile mestiere, con questa pellicola realizza un gioiellino ancora oggi da rivedere e da apprezzare.

 

 

 

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