Gianluca Minin

Anna Maria Liberatore

Gianluca Minin è nato a Napoli nel 1970, laureato in Scienze Geologiche, è iscritto all’Ordine dei Geologi della Regione Campania. Specializzato in geomorfologia e idrogeologia, è esperto delle cavità sotterranee partenopee, dei rischi di frane. Si occupa di pianificazione territoriale, del monitoraggio frane e delle aree adibite a discarica. Lavora per il Grande Progetto Pompei e per l’Università Federico II di Napoli. Titolare della INGEO srl, è progettista ed esecutore di attività di restauro, rimozione detriti e illuminazione scenica del sito turistico noto come Galleria Borbonica dell’Associazione Borbonica Sotterranea.

 

Dottore Minin, che cosa l’ha persuasa a rimanere a Napoli, nonostante le difficoltà?

Semplice destino. Ero pronto ad andare via come tutti quelli che si laureano in geologia. Sognavo piattaforme petrolifere nei mari del Nord. Poi ho iniziato a lavorare per uno Studio di geologia dove ho imparato il mestiere e mi sono appassionato alla materia. Dopo circa sei anni ho ricevuto un finanziamento per l’imprenditoria giovanile da Sviluppo Italia che mi ha consentito di costituire la mia società, la Ingeo s.r.l. che si occupa di servizi d’ingegneria, geologia e monitoraggio ambientale.

Com’è iniziata l’“avventura” della Galleria Borbonica?

Già dal 2005 il Commissariato di Governo per le Emergenze del sottosuolo mi aveva incaricato di fare verifiche statiche delle cavità nel sottosuolo di Napoli. Cominciai ad esplorare le cavità fino ad allora nascoste, finché un giorno, spinto dalla curiosità, andai a bussare alla porta della Scuola Militare Nunziatella. Un ex allievo mi mostrò un varco nascosto che, con i compagni, aveva utilizzato da giovane per uscire di nascosto. Quando, con mezzi di fortuna, vi portammo la luce scoprii un mondo incredibile pieno di storia e di storie che dava sfogo all’immaginazione.

Quando avete iniziato, quali sono state le difficoltà dovute alla crisi in cui versava la città?

Lavorammo in quei primi anni in piena emergenza rifiuti. Avevamo la difficoltà di portare i turisti a vedere la Galleria dal momento che la spazzatura arrivava ai primi piani degli edifici. Inoltre molto materiale era stato sversato dai palazzi di Monte di Dio nei pozzi della galleria. Lavorammo alacremente per portare via tonnellate di materiale. Eravamo volontari, quindi chiedemmo un’autorizzazione ufficiale, ma poiché non c’era un precedente, il Demanio ci dette una concessione per uso turistico nel 2009, la prima in Italia! Ne fummo molto orgogliosi, solo che per ottenerla ci vollero ben 4 anni!

Chi le è stato accanto in quest’impresa?

La Galleria Borbonica a Napoli

Ho condiviso il mio sogno con il collega Enzo de Luzio. Nel 2005 avevamo 35 anni, eravamo nel pieno delle forze e sorretti dall’entusiasmo. Per i primi due anni abbiamo fatto, da soli, un faticoso e pericoloso lavoro di pulizia, poi arrivarono ad aiutarci gruppi di volontari che, ancora oggi, ogni domenica mattina vengono a darci una mano. Il nostro scopo era ed è, quello di tirare fuori dalle macerie quell’opera gigantesca fatta dai nostri avi e di rendere gloria a questa gente che è morta nell’anonimato.

Si parla spesso del gap fra Nord e Sud. Se avesse fatto questa scoperta in una città del Nord, le cose sarebbero andate diversamente?

Certo avrei avuto una vita più facile, soprattutto a livello amministrativo. Si pensava che la Galleria fosse del Comune di Napoli, mentre era del Demanio. Fin quando mi sono interfacciato con i tecnici del Comune, ho trovato un muro di gomma e d’ignoranza. Mentre, al Demanio ho trovato persone provenienti da tutte le regioni d’Italia che mi hanno dato una sensazione di competenza e di compattezza di Stato.

Che tipo d’amore prova per la sua Napoli?

Non amo Napoli, le voglio bene. La città ha ancora un elevato numero di chiaroscuri che m’impediscono d’amarla. Io credo che in nessuna città d’Italia una Galleria di tale importanza avrebbe potuto essere trattata come una discarica. E’ lo stesso concetto dei rifiuti sversati nelle campagne del Napoletano. Da noi non c’è abbastanza cultura, la bellezza non è riconosciuta e trattata a livello profondo e di massa.

Quali aggettivi userebbe per definirla?

Per me Napoli è un fuori schema, è una città unica, ho viaggiato per il mondo, ma non ce n’è una uguale. E’ un mix di Storia, di cultura, di personalità, di emozioni. Di questo mix ne prendiamo il bello e il brutto, dove il bello raggiunge picchi ineguagliabili. La Galleria mi sembra il tassello di un puzzle inserito, a buon merito, fra le tante bellezze della città.

 

 

 

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