Gli Anelli del Potere, la serie tv tratta dai romanzi di Tolkien e creata da Amazon per sancire il debutto della piattaforma nel fantasy, ha fatto la sua prima comparsa 2 anni fa. Da un mese la tv di Jeff Bezos ha proposto la seconda stagione, inevitabile dopo il finale volutamente aperto della prima, ma che probabilmente molti si sarebbero risparmiati volentieri.
IL SIGNORE DEGLI ANELLI E LO HOBBIT PRIMA DELLA SERIE
L’attesa nel 2022 era tanta per il nuovo tuffo nella saga della Terra di Mezzo, inoltre era la prima volta per Prime Video, a differenza di Netflix o altri, col fantasy d’autore. Ma la visione dei primi episodi già lasciava tutti un po’ perplessi. Sono trascorsi più di 20 anni dal primo film della trilogia di Peter Jackson, girata tutta in Nuova Zelanda, e quasi due decenni esatti dal grande trionfo che con 11 statuette premiò agli Oscar Il Ritorno del Re. In mezzo c’è stata una nuova trilogia, sempre firmata da Jackson, ma sugli eventi che precedevano la guerra dell’anello, ovvero The Hobbit: più modesta della prima, ma appassionante e spettacolare allo stesso modo.
GLI ANELLI DEL POTERE, LA PRIMA STAGIONE
L’arrivo della serialità con nuovi attori (anche neri, con buona pace del politicamente corretto), nuovi mondi e nuove trame prometteva bene, grazie all’immenso materiale tolkieniano a diposizione, tra il Signore degli Anelli, le appendici e il Silmarillion. Un’occasione persa e sprecata, ed è stato facile perdersi tra i vari filoni narrativi e alcuni personaggi dalle vicende dispersive.
Il colpo di sonno era dietro l’angolo e a poco valeva la curiosità intorno alla forgiatura dei tre grandi anelli elfici (solo sul finale!), sull’identità di Sauron o sul mistero del popolo dei Pelopiedi (antenati degli Hobbit?) e dello stregone che cade dal cielo sulle loro teste (il futuro Gandalf?). Si salvava forse solo la rappresentazione di Numenor, l’antico regno marinaro sorto nell’oceano tra la Terra di Mezzo e quella dei Valar cui sono diretti gli elfi che lasciano le altre razze al loro destino. Una sorta di Atlantide di platonica memoria (finirà sommersa anch’essa, forse nelle prossime stagioni).
GALADRIEL, IL VERO ANELLO DELLA SERIE
Galadriel, personaggio principale e vera spina dorsale di questo prodotto televisivo, nonché futura regina degli elfi, qui è una combattente nata, una guerriera impavida e tenace, che approda a Numenor (dove si attende il passaggio di consegne con la morte imminente dell’anziano sovrano) dopo un tuffo spericolato e un salvataggio ancora più rocambolesco ad opera dell’enigmatico Halbrand. Gli occhi della sua attrice, la bravissima Morfydd Clark, sono affilati come le lame elfiche con cui sconfigge gli orchi in battaglia, ma non quanto la trama e le sue discrepanze.
LA SECONDA STAGIONE
La seconda stagione degli Anelli del Potere ha completato questo capolavoro di noia (ma pare ci sarà anche una terza stagione, e suona come una minaccia degli showrunner dopo tante critiche e polemiche), nonostante l’incipit sia stato anche interessante. Ripercorrere finalmente le origini di Sauron, seppur con un grande flashback e col rischio di confondere il pubblico, va anche bene, ma voler a tutti i costi umanizzare un simulacro del male, ormai consolidato nell’immaginario cinematografico collettivo, non convince affatto.
Poco importa se le trame dei Numenoriani isolani e di chi è rimasto intrappolato sul continente forse sono le uniche a tenere incollato il pubblico al piccolo schermo: il resto annega nella noia, soprattutto quando appaiono le due Pelopiedi col vecchio Istar smarrito. Si recupera un po’ con la forgiatura degli altri anelli per i re dei nani e i sovrani degli uomini, operata dal bravo fabbro elfico Celembrimor (ottimo come il suo attore), ma lo sbadiglio resta sotto i colpi dell’artiglieria nemica nell’Eregion.