In un night di periferia

Angela Matassa

Un ruolo perfetto per le corde di Lara Sansone quello di Giusy Maione, la cantante del locale My Way alla periferia milanese, dove si esibisce da anni per il manager Ciro. Ad accompagnarla al piano bar, Roberto (bravo Vincenzo Nemolato). Lo spettacolo è La notte di Igor Esposito, rappresentato il 13 luglio in doppia replica, nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale per il NTFI 2020.

Una star dei poveri, in un elegantissimo abito di strass, da gran soirée, che però questa notte non è riuscita ad esibirsi per una serie di disavventure, che l’hanno trattenuta. In strada, in metropolitana, tra sogni, bugie, ricordi e pentimenti. Non ha pudore verso Roberto, al quale racconta ogni cosa, sfogandosi dolorosamente. Il giovane pianista si è bruciato anch’egli nel locale di periferia, trasferendosi da Napoli nella speranza di trovare fortuna al Nord.

Sono le tre del mattino quando Giusy, come novella Wandissima (Osiris) scende nel locale ormai vuoto di pubblico e buio. Tra un bicchiere e un altro, una nota e l’altra, scorrono rimpianti, paure, disillusioni.

La regia di Francesco Saponaro disegna un locale con pochi ma significativi elementi ricreando l’ambiente da night: una scritta al neon, il pianoforte, qualche tavolino. La voce tradizionale eppure moderna della Sansone alterna Tenco a Califano, accenna qualche motivo napoletano e si perde nell’Ipocrisia di Gagliardi.

Scivola la storia ma il testo è debole, con un surplus di parolacce, recitato in napoletano, che non scava nella psiche dei personaggi e non rende (se voleva) lo scatenarsi di frustrazioni, di delusioni che portano alla caduta dell’artista. Infine, sul viale del tramonto si consuma la tragedia. Stanca e delusa, Giusy decide di far pagare a Ciro, produttore ed ex amante, tutto quel che le deve. Un colpo di pistola, buio.

I costumi sono di Romeo Gigli, le luci di Luigi Della Monica, la musica di Tommaso Grieco.

 

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