Kafka e le vite disumane

Andrea Di Maso

Lo spettacolo teatrale “Racconti disumani” , in programma al Teatro Toniolo di Mestre con Giorgio Pasotti, diretto da Alessandro Gassman, è tratto da due racconti di Franz Kafka. “Una relazione accademica” e “La tana”. Rappresenta una riflessione profonda sui temi esistenziali, l’alienazione e la solitudine umana, caratteristiche distintive delle opere dello scrittore praghese. Il progetto si inserisce nel filone della rilettura e reinterpretazione di Kafka. Porta in scena un lavoro di grande intensità, capace di suscitare emozioni e riflessioni nel pubblico.

I RACCONTI

La trama di “Una relazione accademica” ruota attorno a un uomo che, anni prima, era stato una scimmia catturato e portato in Europa. La scimmia, ora diventata umano, tiene una conferenza accademica in cui racconta la sua esperienza e il suo adattamento alla vita umana. Descrive, inoltre, come abbia imparato a comportarsi come un uomo. A parlare, a vestire e ad assumere comportamenti sociali. Tutto per ottenere l’adozione da parte degli esseri umani.

Il racconto esplora la trasformazione e la condizione umana, tipici della scrittura kafkiana.

“La tana” è un altro racconto emblematico della solitudine e della paranoia kafkiana. Il protagonista è un animale che costruisce una tana elaborata e complessa, alla ricerca di una protezione totale dal mondo esterno. Tuttavia, più la tana diventa intricata, più il protagonista si sente intrappolato in un labirinto di paure e ossessioni. La storia esplora l’incapacità dell’essere umano (o in questo caso, dell’animale) di trovare un luogo sicuro oppure una vera protezione, mettendo in discussione l’illusione di controllo e sicurezza. Il protagonista, pur avendo creato un rifugio, vive costantemente nel timore che qualcosa possa minacciarlo. Incapace di godere della sua creazione.

I TEMI

I temi che emergono dai due racconti sono tipicamente kafkiani. Giorgio Pasotti interpreta nel primo brano, il tema della frustrazione e dell’incapacità di comunicare in modo autentico. Non solo si allontana dalla comprensione degli altri, ma finisce per estraniarsi da se stesso.

In “La tana”, indaga invece l’angoscia e il bisogno patologico di sicurezza e protezione. La tana, pur essendo un rifugio, diventa però un luogo di prigionia psicologica. Il protagonista si allontana dal mondo esterno, ma questo isolamento non lo libera. La paura dell’invasione, del pericolo, si trasforma in un incubo che lo rende incapace di godere di ciò che ha costruito. Il che riflette l’idea kafkiana che il tentativo di controllare la propria esistenza può condurre a una prigione mentale. In entrambi i racconti Pasotti presenta l’immagine di un individuo in lotta contro l’incomprensibilità del mondo e della propria esistenza.

Giorgio Pasotti in scena

L’INTERPRETAZIONE DI PASOTTI 

Giorgio Pasotti, attore dal grande talento e dalla forte presenza scenica, riesce a incarnare in modo potente la solitudine e l’alienazione dei protagonisti. La sua interpretazione è intensamente emotiva e psicologica, capace di trasmettere la complessità delle figure kafkiane.

L’attore esprime con grande sensibilità il senso di inquietudine e di ansia dei personaggi. La sua recitazione è sottile e struggente, evidenziando così il conflitto interiore e trasforma la fisicità del corpo in un simbolo di prigionia psicologica e l’incapacità di trovare pace.

Il pubblico, perciò,  è costretto a confrontarsi con il tema della solitudine, dell’incertezza e della comunicazione fallita, temi che continuano a essere universali e profondamente rilevanti anche nella contemporaneità.

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