“La Tarantina” di Fortunato Calvino è un film-documento dedicato al “femminiello” del titolo. Con quest’opera il regista e drammaturgo, più volte premiato, intende immortalare con il mezzo filmico la Tarantina, lasciando testimonianza della sua incredibile vita ai posteri attraverso le sue stesse parole. La pellicola, divisa in due parti, una girata nel 2015 e un’altra nel 2016, si serve di questa separazione per raccontare vari aspetti della vita della nota trans.
La prima parte, forse la più interessante, è molto rigida dal punto di vista tecnico: è quasi interamente un monologo della protagonista, che racconta della sua infanzia ad Avetrana, della fuga dalla Puglia, l’arrivo a Napoli e l’inizio del lavoro come prostituta. Tarantina prosegue raccontando gli anni della “dolce vita” a Roma, città in cui trascorse quattro anni, durante i quali incontrò grandi personalità dell’epoca, come Pasolini, Fellini, Laura Betti e Novella Parigini, che addirittura la ritrasse nei suoi dipinti. La camera di Calvino, in questa fase, non abbandona mai la Tarantina, cercando di cogliere nella sua gestualità e nel suo ipnotico modo di narrare qualcosa di lei: lo spettatore non può fare a meno di ascoltarla. Nei momenti in cui però l’inquadratura si sposta sui Quartieri Spagnoli, intervallando il racconto, il film prende più ritmo.
La seconda parte, invece, ha un obiettivo molto diverso. Tenta di mostrare quanto appreso sulla Tarantina dalla sua voce, nel suo rapporto con altre persone: in sostanza, la sua teatralità e il suo carisma all’opera. Dunque ad altre fasi di racconto (molto bella soprattutto la sequenza in cui Tarantina descrive il suo periodo di detenzione a Poggioreale) si alternano momenti in cui la protagonista, insieme ad alcuni amici, gioca a tombola. Scelta intelligente, dato che mostra con ancor più evidenza la napoletanità di una donna nata pugliese, ma che forse spezza con troppa frequenza l’affascinante narrare.
In conclusione, Calvino riesce, attraverso la sua protagonista, a raccontare un’intera tipologia umana, senza però mai mettere in secondo piano la protagonista. D’altronde, data la sua incredibile personalità, sarebbe stato difficile.
Angelo Matteo