Lambertini con Barra fra teatro e cinema

Maresa Galli

Ha fondato una delle Compagnie storiche e più amate del teatro internazionale; raffinato autore e regista cinematografico, televisivo e radiofonico, scrittore, ha diretto film del calibro di “Fuoco su di me”, con Omar Sharif. In un’epoca di sterili narcisismi, fugge dai riflettori, preferendo far parlare la sua arte. Lamberto Lambertini firma oggi un nuovo spettacolo, “Non c’è niente da ridere”, con Peppe Barra e Lalla Esposito e i musicisti Giuseppe Di Colandrea, clarinetto, Agostino Oliviero, violino e mandolino, Antonio Ottaviano, pianoforte; le musiche sono di Giorgio Mellone, le scene di Carlo De Marino, i costumi di Annalisa Giacci.

Ai lettori di NT racconta i suoi progetti.

Da oggi in scena al Teatro Sala Umberto di Roma lo spettacolo scritto con Peppe Barra, “Non c’è niente da ridere”. Dopo aver già riscosso grande successo al teatro Augusteo di Napoli. Torna il suo storico sodalizio con Barra.

Lamberto Lambertini

“Peppe per me è un fratello. Nel 1982 fondai la Compagnia Teatrale con Peppe e Concetta Barra, con la quale abbiamo girato il mondo. Morta Concetta sciolsi la Compagnia. È una felicità enorme tornare a lavorare con Peppe dopo 25 anni. Nell’ ’82 Maurizio Scaparro ci invitò a Venezia duranteo il Carnevale dicendoci di raggiungerlo, “qualunque cosa vogliate fare”. Misi nello spettacolo “Peppe e Barra” tutte le loro meravigliose follie: fu un successo, al teatro Goldoni, con un grande lavoro, fondali di carta, situazioni surreali che sgorgavano dalla bravura di Peppe, con grandi critiche. La vera storia dello spettacolo era nel rapporto madre/figlio che regalava cose meravigliose. Con la Compagnia a Venezia e Parigi rivoluzionammo il teatro! Purtroppo, all’apice del successo, nel 1993 Concetta morì, e quello fu il suo ultimo spettacolo che la vide protagonista e interprete in ben tre ruoli. Peppe impazzì dal dolore. Sciogliemmo la Compagnia con tutto quello che comportava. Scrissi un libro in suo onore, “Sono nata a Procida. Memoria impossibile di Concetta Barra”: ho sempre scritto per esaltare madre e figlio, la loro bravura. So quello che può dare Peppe, e con questo spettacolo è al settimo cielo! Dopo tanto teatro insieme, Peppe ha tenuto soprattutto concerti, con il repertorio popolare. Pubblicammo anche un disco, “Mo vene” (brano scritto da me), che vinse il Premio Tenco. Indimenticabile la tournée dell’ ‘86, quando volevo girare un film in India, dove rischiammo di perdere Concetta che si ammalò. Il nostro teatro sembrava comico e di varietà ma in realtà era legato a Proust, a Ionesco – i giornali francesi parlavano della Napoli che si bagna nella Senna. Nel ’93 tutto finì. Concetta era unica: mi dava suggerimenti, impazziva per Trampetti, bravissima, straordinaria. Poi, di recente, la telefonata di Peppe che mi chiede di rinverdire i nostri progetti”.

Nello spettacolo Peppe Barra ha una nuova partner, Lalla Esposito.

“Peppe, dopo la madre, non ha più fatto nulla con donne in scena. Oggi ha al fianco Lalla Esposito, bravissima, e fa morire dal ridere. Peppe ha la stessa forza che aveva negli anni ’80, il pubblico lo adora. Con Lalla uniscono due abilità diverse: lei suggerisce, studia tutto mentre Peppe non conosce mai a fondo il copione: così insieme lavorano magnificamente! Lo spettacolo presenta macchiette, canzoni dal vivo, piccoli monologhi del vecchio varietà e surreali parodie, poesie sciocche. È anche commovente perché il meccanismo si basa sulla coppia, come quella, attualissima, dipinta da Ionesco ne “La cantatrice calva”. “Vi fa molto ridere questa mia poesia? – dice l’Attore al pubblico – ci ho messo cinque anni per scriverla!”. E questa è la chiave di lettura del lavoro. La scenografia raffigura un teatro immaginato dal punto di vista degli attori, con il sipario, le quinte, da dentro. In questo spazio irreale si avvicendano un attore e un’attrice. Avevo già inventato uno spettacolo al rovescio, dal punto di vista dell’attore, “Il silenzio di Pulcinella”, un’operetta: Concetta aveva il ruolo di una barbona che, a fine opera, esce dal sipario e canta, recita, dice cose buffe al custode. Sul palcoscenico, c’erano le Guarattelle di Bruno Leone. Era un bello spettacolo ma Peppe pensò che fosse troppo serio per la madre che lo ascoltò. Per un’immensa casualità ripresi l’ultimo giorno di prove, e l’anno seguente Concetta morì. Ho custodito per 30 anni queste registrazioni: prove, tempo, spazio, arte, c’è tutto insieme. Questo materiale fa parte del film, un documentario poetico su Concetta e Peppe che sto girando a Procida e che uscirà entro l’anno. Vorrei far conoscere la grande Concetta anche ai più giovani. E mostrare la magia che, insieme, sapevano creare madre e figlio”.

 

(foto di Fiorenzo Niccoli)

 

 

 

 

 

 

 

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