L’armonia dei ‘me’ opposti

Redazione

Il Teatro La giostra di Napoli/Speranzella81 si apre alla danza contemporanea. Il primo appuntamento nello spazio dei Quartieri Spagnoli è per venerdì 4 maggio alle ore 20.30 (repliche fino a domenica 6), con lo spettacolo Album (All Looking Behind Unlimited Mirrors) di Sara Lupoli, che firma coreografia e regia, oltre ad esserne interprete in scena con Marianna Moccia.

Presentato da Compagnia Körper (Napoli), PianoBe Artistic Research (Marseille) e Le Nuvole (Napoli), Album è un’investigazione corporea sul tema del doppio, condotta nei territori dell’intimità, in cui non c’è una vera e propria storia, ma la narrazione emerge dal susseguirsi d’immagini che descrivono le innumerevoli rappresentazioni di noi stessi. E’ un percorso visionario a due, che trasforma fatti minimi della quotidianità in spunti di riflessione sui possibili modi in cui interagiamo con il nostro corpo. Un corpo che indossa lo spazio che abita e si lascia scoprire, uno spazio che diventa corpo in movimento e che attraversa, con lucida intenzione, anatomie di vita vissuta. L’impulso è di celebrare differenti modi di intendere la dualità, in relazione al passato e al futuro, ma soprattutto al presente: un ‘doppio’ inteso come ombra e riflesso, che ci pone in relazione al divenire delle nostre rappresentazioni.

Quando ho deciso di intraprendere questa ricerca – spiega Sara Lupoli – avevo l’esigenza di focalizzarmi su parti di me che in quel momento coesistevano, e che inevitabilmente coinvolgevo nelle scelte del quotidiano. Per cercare di arrivare a un’armonia, le voci che regnavano al mio interno andavano ascoltate, una per una, e descritte secondo il flusso che naturalmente prendevano”. C’è un doppio relativo al ‘me’ interiore in relazione alla memoria che il corpo naturalmente conserva, e al ‘me’ opposto, che compare nelle scelta ciclica della maschera dell’attualità. Le dinamiche scaturite da queste interazioni fanno parte del motore di vita che costituisce l’essere umano, imprevedibili e non sempre intenzionali. Questo dialogo, fisico o meno (intimo o collettivo) è un processo di comunicazione inevitabile, un flusso inarrestabile che permette la coesistenza di una pluralità di facciate.

Una scena (ph Sabrina Cirillo)

Album è divenuto, durante la preparazione, frutto di una riflessione collettiva sullo stesso tema. Un’idea che si è infilata nei corpi di quanti vi hanno lavorato, nei loro sguardi e nel loro sudore, e che brucia come una miccia verso il presente.

Un percorso bellissimo che si è scollegato da me – conclude la coreografa – per raggiungere anche l’Altro, perché è grazie alle relazioni che si innescano nel lavoro comune che è stato possibile indagare quesiti e produrre riflessioni”.

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