Maddalena, donna in amore

Alessia Pagliaro

Sarà Fabrizio Masucci, presidente del Museo Cappella Sansevero a introdurre la messinscena di Maria di Magdala, la magnificente, martedì 14 giugno alle ore 20,30, nella Cappella Sansevero. Un monologo scritto, interpretato e diretto da Laura Riccioli Veit e pubblicato dall’editrice Bibliopolis.

Laura, di che cosa si tratta?

“E’ il racconto dell’incontro tra un uomo e una donna: Gesù e Maddalena. Esprimo la spiritualità che l’amore sprigiona quando è denso e profondo”.

Maddalena è dunque una figura laica?

“Sì, una donna alla ricerca dell’amore vero, quello che rassicura e protegge, che salva dalla quotidianità, dalla noia, dalla vita distruttiva che spesso le donne vivono. E’ un personaggio complesso, pieno di aspettative e di solitudine, ma quando incontra il suo lui, si scopre e rinasce”.

Anche Gesù è rappresentato come un uomo comune?

“Sì, c’è il suo essere sacro, ma qui è visto nella sua umanità. E anche Maddalena è fatta di carne, come tutte. Oltre l’amore, il senso del corpo è un altro tema importante del testo. Maddalena è solitamente simbolo di colpa e di peccato, invece, la mostro come una donna, per la quale la fisicità diventa strumento di conoscenza e di consapevolezza”. 

Il luogo è magico e suggestivo, che cosa le ispira?

“Desideravo da tempo uno spazio speciale per questo spettacolo. Finora l’avevo solo immaginato questo corpo, poter dialogare con una scultura come il “Cristo Velato”, suscita in me un’emozione e una commozione fortissime, come tutte le vere opere d’arte, espressione di bellezza. Ma provoca anche un certo timore per la sacralità che trasmette”.

Che tipo di regia ha realizzato?

“L’ho dovuta stravolgere, rispetto ai teatri veri e propri nei quali lo spettacolo è stato già rappresentato, come Avignone, Roma e Terni. Qui l’ho ridotta all’essenziale, perché la possibilità di movimento è minima”.

Quali autori l’hanno influenzata per la scrittura?

“José Saramago e il romanzo “Il Vangelo secondo Gesù”, i versi di Alda Merini, Marguerite Yourcenar, Pier Paolo Pasolini. Ma anche le Sacre Scritture e il Cantico dei Cantici”.

Qual è il linguaggio della pièce?

“Poco quotidiano e piuttosto lirico proprio per la sacralità dell’argomento”.

 

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